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Cutro: Provenzano, le vittime potevano essere salvate, qual era la catena di comando?

“Signor Ministro, ci aspettavamo da lei delle scuse oggi, ma è troppo tardi. Tutto quello che doveva dire e, soprattutto, tutto quello che non doveva dire l’ha già detto. Terrete un Consiglio dei ministri a Cutro, nei prossimi giorni. Anche questo troppo tardi, perché arriva dopo il gesto potente e riparatore del Presidente Mattarella, in silenzio, di fronte a quelle bare, a rappresentare il volto dello Stato, quello Stato che la notte tra il 25 e il 26 febbraio, a Steccato di Cutro, si era invece voltato dall’altra parte. È troppo tardi perché il Governo a Crotone c’era stato. E c’era stato lei, offrendo all’Italia e al mondo la sua versione dei fatti, l’accusa alle vittime e ai superstiti che in quest’Aula oggi ha ribadito”.
*Così Peppe Provenzano, intervenendo alla Camera nel corso dell’informativa del ministro dell’Interno sulla tragedia di Cutro.*

“C’è un’inversione logica nella sua ricostruzione. Quei viaggi della speranza esistono non perché ci sono gli scafisti, ma, al contrario, gli scafisti esistono perché, se mancano i corridoi umanitari – e i decreti Flussi con le vicende di cui parliamo oggi non c’entrano nulla -, se mancano le alternative legali, le uniche vie di fuga dall’inferno di guerre, dittature, discriminazioni, torture, miseria, fame, sete, sono proprio quei viaggi della disperazione. E c’è, qui, l’inversione morale delle sue parole, Ministro: lei ha detto che la disperazione non può mai giustificare i viaggi che mettono in pericolo la vita dei propri figli, insomma, la colpa è dei padri e delle madri che ne hanno persi, la colpa è di chi parte, la colpa è di chi muore!

Quelle frasi, Ministro, hanno suscitato l’indignazione dei giusti, dei giusti di ogni colore politico, e hanno macchiato di infamia l’istituzione che rappresenta. Anche solo per questo, con la nostra segretaria le abbiamo chiesto di rassegnare le sue dimissioni di fronte al Paese. Perché l’Italia, Ministro, non le somiglia. Non vi somiglia. L’Italia piange con dolore e con vergogna quei morti. L’Italia sono gli studenti e gli insegnanti con la fascia bianca in segno di lutto, sono i cittadini di Cutro, i calabresi che hanno fatto spazio nelle tombe di famiglia ai morti in mare. L’Italia è Vincenzo Luciano, uno dei pescatori che non si dà pace per non aver potuto salvare uno dei bambini annegati; e l’ultima, una bambina di 3 anni, che il mare ha restituito stamattina, dopo 9 giorni, rendendola irriconoscibile. Perché alla fine l’unica cosa che contava era questa: quelle vite si potevano salvare. Non lo diciamo noi, lo ha detto il comandante della Capitaneria di porto di Crotone. Il Governo deve essere indagato per strage colposa. Non lo diciamo noi, lo disse Giorgia Meloni il 19 aprile 2015, all’indomani di un tragico naufragio nel canale di Sicilia! Ma allora avvenne a 200 chilometri da Lampedusa, stavolta a 200 metri dalle nostre rive!

Lei e la Presidente Meloni avete detto che quello di Frontex non era un allarme: è questo l’insulto alla storia, alla professionalità della nostra Guardia costiera, che nel 2017 spiegava al mondo che ogni barca sovraffollata è un caso SAR e una possibile situazione di pericolo.
In questo caso, il rilevatore termico non lasciava dubbi: la barca era sovraffollata e l’allerta meteo configurava di per sé una situazione di pericolo. E del resto, se non fosse stata tale, la Guardia di finanza non sarebbe uscita di notte per due volte e, soprattutto, non sarebbe ritornata! Ma se non ce la facevano le barche della Guardia di finanza, come ce la poteva fare una barca di legno, Ministro? E chi ha impedito in quel momento che l’operazione di Polizia evolvesse in un’operazione di soccorso? Lei non ha spiegato qual è la catena di comando, in questo modo scaricando le responsabilità operative su Guardia di finanza e Guardia costiera.

Ma c’è una domanda precisa, a cui lei deve dare una risposta, Ministro. E non sarà sul suo cellulare, la risposta. E la domanda è: chi ha deciso, nel corso di quelle sei ore di buco, che dovesse essere e soprattutto dovesse rimanere un’operazione di Polizia, sotto la Guardia di finanza, priva dei mezzi per salvare vite in quelle condizioni del mare, e non un’operazione di soccorso, di search and rescue, guidata dalla Guardia costiera, che, quei mezzi, invece, li avrebbe avuti? E a ben vedere, Ministro, il nodo è tutto qui: la priorità assoluta alle operazioni di Polizia su quelle di soccorso non è frutto di circostanze sciagurate, è una scelta politica, è l’intera vostra politica! Cosa è cambiato dal 2017, quando la nostra Guardia costiera era candidata al Nobel per la pace? Che nel 2018 siete arrivati voi, lei e il Ministro Salvini, di cui era capo di gabinetto, non a caso protagonisti oggi di questa triste cronaca.

È la criminalizzazione dei salvataggi il filo che lega le vostre norme, le vostre regole, le vostre circolari. È esattamente quello che avete fatto coi decreti Sicurezza che ora volete reintrodurre, con l’inutile crudeltà del decreto contro i salvataggi in mare che porta la sua firma, contro quelle ONG, che – dopo la strage di Cutro, è ancora più evidente – provano a supplire alle carenze delle istituzioni. I superstiti del naufragio sono ora indagati per immigrazione clandestina. È la prassi? No. È la vergogna della Bossi-Fini, la madre di tutti gli errori e gli orrori!

E vi chiediamo, Ministro, di salvaguardare almeno la dignità di quelle persone ora nel CARA di Crotone, dove la solidarietà popolare non può entrare e il rispetto della dignità è tutto in capo a voi. Nel vuoto politico, nell’aridità morale di questi vostri pensieri e delle vostre azioni, opere e omissioni, non vi resta che attaccare l’Europa. E chiudo, Presidente, su questo. Siamo i primi a richiamare l’Europa alle sue responsabilità. L’Europa deve dare risposte, ma voi dovete fare le domande giuste, non quelle sbagliate e con gli alleati sbagliati. Vi unite a chi vuole costruire muri in Europa, e prima o poi qualcuno vi spiegherà che l’Italia è una penisola! Chiedete agli altri di unirsi a voi nella guerra a chi vuole salvare vite in mare, con l’unico effetto di aver provocato una crisi diplomatica con Francia e Germania. Ma con chi la volete costruire una gestione solidale del fenomeno? Con i vostri amici di Visegràd? Quelli che hanno bloccato il Patto per le immigrazioni proposto dalla Commissione?

Occorre avere coscienza del ruolo e della funzione dell’Italia per chiedere davvero quello che oggi servirebbe e che è interesse nostro: una Mare Nostrum europea, una missione istituzionale di salvataggio per fermare la strage di innocenti e soprattutto la riforma del sistema di Dublino, che avete sempre disertato e a cui vi siete sempre opposti! Le confesso, signor Ministro, che qui non si tratta più di lei. Certo, lei è diventato motivo di imbarazzo per larga parte della sua maggioranza e per la stessa Premier.

Ma la sua improntitudine, di ieri, di oggi e di domani, non serva a coprire responsabilità ben più alte di chi dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile, che ora sembra Matteo Salvini, ma che invece è Giorgia Meloni!
Oggi qui, al suo posto, doveva esserci lei, e anche di questo le chiederemo conto”.

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