“Il nostro avversario resta la destra e spero che sarà così per i 5stelle e per il terzo polo ai ballottaggi”.
Lo dice, in un’intervista a La Stampa, Francesco Boccia, capogruppo dem al Senato.
“Anche da questo voto, l’insegnamento da trarre è che ci vuole più coraggio a fare alleanze prima e non solo ai ballottaggi – spiega -. Perché quando ci si divide, si manda la destra a palazzo Chigi e non il centrodestra. Meloni è lì per le nostre divisioni”.
Venendo ai risultati, “siamo soddisfatti perché partivamo dall’anno orribile che fu il 2018 e da un risultato di nove a cinque – ricorda – dopo aver vinto a Udine due settimane fa, abbiamo riconquistato al primo turno due città importanti come Brescia e Teramo e per noi tra 15 giorni sarà importante passare da cinque a sei grandi comuni amministrati. Siamo sicuri di riuscirci, perché i numeri sono confortanti e confidiamo nei ballottaggi”.
A Brescia “avevano mostrato tutti i muscoli Meloni e il suo governo: erano andati in massa, lei, Salvini, Tajani e Lupi. Una passerella a reti unificate a cui i bresciani hanno risposto credendo ancora nel governo di centrosinistra. Brescia, così come Vicenza al ballottaggio, danno il senso di un’attenzione del cuore economico del Paese alle proposte del centrosinistra e smentiscono, insieme al risultato di Udine, che quella parte del nord creda solo nel centrodestra”.
Salvini “quando analizza i risultati delle amministrative tende a falsificare la realtà. Ma c’è un dato su cui non si può barare: i numeri dei consiglieri comunali che ha ogni partito. E il PD ne avrà un numero superiore a quelli del 2018, la Lega no”.
Nelle elezioni amministrative “contano le proposte dei territori, i leader nazionali sono decisivi per la campagna elettorale quando aiutano le liste dei partiti a crescere. Basta guardare le piazze in cui è stata Schlein e i voti di lista presi dal PD: in ogni città dove è passata, c’è stato un forte contributo della segretaria – sottolinea – i voti di lista sono sempre superiori ai voti di preferenza dei candidati”.