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In manovra una batosta clamorosa alla sanità pubblica

“Hanno appena presentato la manovra ed ha ottenuto subito un primo risultato: lo sciopero nazionale dei medici, perchè c’è una batosta clamorosa sulla sanità pubblica”. Elly Schlein non usa mezzi termini per definire le scelte dell’esecutivo, tradotte in cifre della legge di bilancio. “La spesa sanitaria sul Pil scende al minimo storico con Giorgia Meloni”, sottolinea, garantendo l’impegno del Partito democratico in questa battaglia. “Noi saremo al fianco dei medici e di quegli italiani, che sono 4,5 milioni di persone, che hanno rinunciato a curarsi. Ci batteremo in Parlamento e fuori”.

Di “privatizzazione strisciante in atto” del Ssn parla la responsabile sanità del Pd, Marina Sereni, denunciando ancora una volta “turni insostenibili, stipendi bassi e mancanza di sicurezza” contro i quali “il personale sanitario protesta, giustamente, confermando lo sciopero”, annunciato dai sindacati di categoria per il prossimo 20 novembre. Sereni stigmatizza ancora la totale insensibilità dell’esecutivo di fronte  all’aumento delle “differenze territoriali e diseguaglianze tra chi può pagare per curarsi e chi no”. Dimentico completamente della lezione della pandemia, il Governo Meloni stanzia, per il 2025 “appena 1,3 miliardi aggiuntivi per la spesa sanitaria”.

“Finisce il film della propaganda, inizia la realtà. Lo sciopero dei medici conferma le nostre preoccupazioni sul destino del ssn”, ribadisce Camilla Laureti, della segreteria nazionale del Pd. “Di fatto scivoliamo verso un investimento in rapporto al Pil di circa il 6%: un minimo storico indecente”. Laureti ricorda, inoltre, che in manovra manca completamente l’agricoltura, sebbene si trovi “ad un punto di svolta epocale proprio per la sfida della conversione ecologica”. “Servono finanziamenti, gli stessi che in questa manovra, ad una prima lettura, mancano completamente. Serve soprattutto una visione, anch’essa latitante in una legge di bilancio fotocopia di quella scorsa”.

 

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“I numeri” – ricorda la coordinatrice della segreteria del Partito democratico, Marta Bonafoni – “certificano quello che noi denunciamo purtroppo da tempo: non sono mai esistiti i 3 miliardi e mezzo sbandierati e promessi ai quattro venti dalle fanfare della destra meloniana”.

Non va meglio in altri ambiti di cruciale importanza, come quello dell’istruzione e della ricerca. Forte preoccupazione “per il taglio agli organici della scuola previsto in legge di bilancio”, la esprime Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd. “Il governo ha, infatti, stabilito per il prossimo anno una riduzione di 5660 posti dell’organico dell’autonomia e di 2.174 posti del personale amministrativo tecnico e ausiliario della scuola. Altro che investimenti sull’istruzione e la tanto sbandierata valorizzazione del personale. Solo tagli lineari scritti nero su bianco”, spiega. “È del tutto evidente che il governo, alla ricerca di voci su cui risparmiare, sia partito dal personale della scuola. Una decisione vergognosa”.

Le fa eco Alfredo D’Attorre, responsabile Università nella segreteria nazionale del Pd. “Tagli dell’organico della scuola e blocco del turnover al 75% anche per università ed enti di ricerca, in aggiunta alla pesante riduzione del Fondo di finanziamento ordinario che gli atenei stanno affrontando già quest’anno. Era dai tempi dell’ultimo governo Berlusconi e del governo Monti che non si ricorreva a misure di blocco del turnover nella Pubblica ammininistrazione. Nato con la pretesa di cambiare tutto, il governo dei sedicenti ‘patrioti’ e ‘sovranisti’ sta riportando l’Italia ai tempi più bui dell’austerità”.

“Una vergognosa operazione di propaganda piena di bugie e prese in giro”, questa è la definizione che Marco Furfaro, capogruppo PD in commissione affari sociali e membro della segreteria nazionale. Furfaro mette a confronto i dati di oggi dell’osservatorio sulle prestazioni pensionistiche di Inps: “nel 2023 i pensionati con una pensione inferiore a 1.000 euro al mese sono stati 4.786.521, pari al 29,5% del totale. Le donne con pensioni inferiori a 1.000 euro al mese sono oltre tre milioni di cui quasi un milione hanno una pensione inferiore 500 euro al mese”. E, di fronte a questa situazione allarmente, “non solo non hanno mantenuto nessuna delle promesse fatte in campagna elettorale ma hanno addirittura pensato di prendere in giro le persone aumentando le pensioni minime di 3 euro al mese“.

 

 

 

 

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