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Bonaccini: “Accordi territoriali ma l’ultima parola è del governo”

«È il governo che ha l’ultima parola sulla ripartenza delle fabbriche. Le regioni possono solo fare proposte sulle filiere strategiche nel loro territorio». Il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini predica ancora «unità» di fronte alle schermaglie tra Lombardia e Veneto, in corsa per riaprire le attività produttive già il 4 maggio, e il governo. Nel giorno in cui il leader Pd Nicola Zingaretti mette in guardia dalle fughe in avanti e dalle «furbizie» dei singoli governatori, anche Bonaccini mette il pallino nelle mani di Roma: «Decide il governo, a ognuno il suo mestiere». Anche perchè, avverte, «serve attenzione, se acceleriamo troppo rischiamo il rimbalzo e i sacrifici di poche settimane ce lì ritroviamo per anni».

 

Presidente, ma non siamo in ritardo? Gli altri Paesi europei stanno già pianificando le aperture.

«Finora ho letto delle date ipotetiche, ma di piani definiti non ne vedo nemmeno all’estero. Bisogna continuare a gestire un’emergenza sanitaria che resta difficile, con delle vite da salvare. E la salute delle persone resta la priorità. Il Governo ha incaricato un gruppo di esperti guidato da un manager di valore come Colao: non ho intenzione di fare polemiche, voglio invece dare una mano per arrivare presto a un piano per il Paese. Di cui c’è bisogno».

 

Lombardia e Veneto però premono. Il Governatore Zingaretti ha avvertito che si esce dal lockdown con tempi e regole nazionali. Lei sarebbe a favore di una ripartenza differenziata per aree geofrafiche?

«Io penso non sia il momento delle divisioni. Serve unità. Né mi permetto io di indicare quale sia la strada giusta per le altre regioni. Il governo ha giustamente l’ultima parola. Per parte nostra vogliamo dare una mano a definire un Piano Paese: costruire accordi territoriali per una ripartenza sicura. Così come avanzare proposte sui settori strategici per la competitività del Paese. In Emilia Romagna ad esempio abbiamo deciso con le parti sociali che metteremo a punto un progetto per far ripartire gradualmente le filiere a valenza internazionale e i cantieri delle opere pubbliche».
 

Ma non le pare ci sia confusione tra Roma e le regioni sulla cosiddetta fase 2?

«Se c’è confusione è perchè troppi parlano di tutto. Vedo in tv che tanti si improvvisano epidemiologi o esperti di medicina. Come ho già detto, decide il governo, poi i presidenti possono prendere decisioni specifiche se il loro territorio lo richiede. Io ho chiuso delle province in Emilia-Romagna, perchè l’emergenza sanitaria lo richiedeva. In Basilicata, dove hanno pochissimi contagi, non avrebbe senso fare zone rosse. Bisogna darsi una mano come istituzioni, perchè è chiaro che non tutte le regioni hanno lo stesso livello di contagio, ma nemmeno le stesse filiere produttive».

 

Si litiga anche sulla riapertura dei parchi. La ministra Elena Bonetti è favorevole a riaprirli. Lei lo farà nella sua regione?

«Ogni giorno facciamo valutazioni su ciò che riteniamo utile e possibile, seguendo anche le indicazioni del Comitato tecnico scientifico. Continuo a pensare che in generale, non sul tema dei parchi nello specifico, serva ancora molta cautela».

 

E i soldi del Mes disponibili per le spese sanitarie vanno presi?

«Prima di rinunciare a 36 miliardi di euro per potenziare la sanità, peraltro senza particolari condizioni, ci penserei attentamente. Se qualcuno ha alternative concrete le proponga, altrimenti non si dicano no preconcetti. Abbiamo capito quanto sia essenziale una forte sanità pubblica, io credo».

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