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Amendola: “Scelte coraggiose. Il fondo per la ripresa è la vera novità”

La chiusura di Germania e Olanda sui Coronabond e la necessità di mettere a punto nuovi dettagli sposta il confronto dall’Eurogruppo al livello politico, al Consiglio Europeo. Ne parliamo con il ministro per gli Affari Europei Vincenzo Amendola.

Ministro, come valuta l’accordo all’Eurogruppo?

«Un buon passo avanti, adesso tocca ai leader nel prossimo Consiglio Europeo decidere. L’Eurogruppo ha fornito le proposte, come la cassa integrazione europea, che è un bond, e come il fondo Bei per le imprese, che è un altro bond. La novità è il Fondo per la Ripresa proposto da Francia e Italia. Se andiamo sugli obiettivi, e non sugli slogan, vediamo bene che strumenti come i bond o sono sul tavolo o ci arriveranno con definizioni tecniche. Su questo l’Italia non sbatte i pugni, fa proposte».

 

Ieri la Welt, quotidiano conservatore tedesco, si è espresso contro la solidarietà all’Italia e il Parlamento olandese ha votato contro gli Eurobond. Soffia un “sentimenti” anti-italiano?

«È evidente che in tutti i paesi sul tema europeo ci sono paure e sommovimenti. Non dobbiamo essere provinciali e pensare che solo da noi si discute dove debba andare l’Europa. In Germania, oltre a questo articolo disgustoso, ci sono stati articoli e contributi politici di tutt’altro segno. E nella stessa Olanda ci sono forze politiche con idee differenti. Nei periodi di tensione lo stereotipo riemerge facilmente, anche da noi. Ma questo è il momento delle scelte coraggiose».

Quali sono i punti del negoziato per noi irrinunciabili?

«Usciamo anche qui dagli stereotipi: non è vero che l’Europa non faccia niente per l’Italia. Due mesi fa solo a pensarli, tutte le scelte della Commissione sarebbero state inimmaginabili. Ciò che manca è una politica fiscale comune e un “recovery fund” che di fronte ai mercati e alle altre superpotenze dimostri che l’Europa farà di tutto per difendere le sue capacità economiche. Non è questione di tecnichalities, ma di forza. E il “recoveryfund” da l’impressione che l’Europa sia una unione vera, e non una comunanza di paure».

 

L’Olanda vuole imporre riforme a chi chiede l’accesso al credito. Non si fidano di noi?

«Per questo abbiamo detto no alla loro idea di Mes. Sostenere che da questa crisi si esca ponendo vincoli al singolo Paese come se fosse la crisi di un singolo Paese vuol dire non ascoltare gli imprenditori d’Europa e il mondo del lavoro, oltre che negare l’evidenza di un mercato integrato. Questa è una crisi dell’economia reale, non la bolla di una sola nazione. Il Mes adesso è stato proposto per sostenere spese per il Covid e alcuni Stati ne possono fare ricorso».

 

La retorica sovranista del “facciamo da soli” riaffiora anche nel dibattito italiano. Come la giudica?

«Direi che non è un caso che quelli che celebravano il funerale del multilateralismo siano tutti scomparsi. Lo dimostra il fatto che il G20 discuta sulla moratoria del debito in Africa, che sarà colpito dal Covid-19, o che il cessate il fuoco di Guterres su tutti i conflitti stia avendo successo. Nessuno si salva da solo, anzi in questo mondo nuovo che si è aperto per noi, italiani e europei, si tratterà anche di difendere la democrazia contro l’emergere di nuove forme di autoritarismo».

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