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Padoan: “Fare di più su garanzie per le imprese”

Sulle garanzie pubbliche sui finanziamenti bancari alle imprese il governo è stato «inizialmente un po’ timido», ma ora sta «lavorando con grande impegno» sui nuovi provvedimenti. «C’è bisogno di portare la copertura pubblica fino al 100%, una garanzia totale per togliere dal tavolo ogni incertezza a chi deve concedere i prestiti. Siamo in una situazione estrema e non mi farei troppi scrupoli». Pier Carlo Padoan, il ministro che con Renzi e Gentiloni ha guidato la nostra politica economica con la metafora del “sentiero stretto”, oggi vede la profondità dell’abisso e, pur riconoscendo al governo di lavorare «ventre a terra» contro gli effetti del ciclone coronavirus, lo esorta a osare di più. L’Italia, sottolinea il parlamentare Pd, deve fronteggiare l’emergenza, ma anche pensare al dopo, altrimenti il futuro potrebbe non essere roseo. Padoan promuove l’intervento contro la disoccupazione annunciato da Ursula von der Leyen ma suggerisce di puntare su una pluralità dì strumenti, dai bond emessi dalla Bei o dal bilancio comune Ue fino allo stesso Mes, sul quale in Italia si fa «troppa ideologia».

La convince l’idea del “Sure” della Commissione Ue?

Voglio ricordare che l’idea originaria di questo strumento fu lanciata durante la presidenza italiana Ue nel 2014 (mercoledì l’ex ministro ha incassato il ringraziamento del Pd per aver avviato questa battaglia, ndr) e respinta da quasi tutti gli altri Paesi. Serviva una crisi di queste proporzioni per convincere l’Europa della validità di uno strumento che rafforza l’Unione, perché difende occupazione e salari. Ben venga quindi il Sure, che in futuro potrebbe diventare permanente. Ma serve poi una discussione pacata e meno ideologizzata su tutti gli strumenti che aiutino a contrastare questa crisi così grave.

 

Mes o coronabond?

Bisogna guardare agli obiettivi. Noi vogliamo che l’Europa cresca di più, in modo più sostenibile, che si sostengano occupazione e finanze pubbliche. Il problema è che c’è stata una forte strumentalizzazione politica: gli eurobond non piacciono al Nord Europa, il Mes al Sud. I bond emessi dalla Bei o dalla Commissione potrebbero essere uno strumento fondamentale per sostenere gli investimenti infrastrutturali e rafforzare i sistemi sanitari. Anche il Mes non deve far paura se l’accesso è senza condizionalità e nell’ipotesi che venga utilizzato da diversi Paesi, per evitare il rischio di stigma su chi decidesse di servirsene. Purtroppo su questo punto il dibattito italiano si è inacidito e ogni volta che se ne parla qualcuno paventa l’arrivo della troika.

 

Il governo sta facendo bene?

Sta affrontando la sfida con grande impegno. Inizialmente, sulle garanzie perlaliquidità l’Italia è stata un po’ timida. Ora servono garanzie pubbliche al 100% per evitare che le banche smettano di fare credito alle aziende. Bisogna sgombrare il tavolo da ogni elemento di incertezza perché la banca che ha garanzie al 90% deve comunque esaminare quel che resta fuori prima di dare il finanziamento.

 

Quanti soldi servono?

La domanda importante è se l’impatto diretto del bilancio sull’attività economica e quello indiretto attraverso le garanzie siano sufficienti. Io penso che il governo si stia orientando ad aumentare le risorse. È indispensabile farlo se non vogliamo che la inevitabile recessione diventi una depressione dilunga durata.

 

Il debito quanto salirà?

L’aumento del debito è inevitabile, non mi stupirei se salisse intorno al 145% del Pil. L’importante è che resti sostenibile, cioè che poi cominci ascendere. Questo è possibile con un tasso di interesse basso e crescita alta. I tassi bassi per un po’ ce li assicurerà la Bce. Nel frattempo l’Italia deve aumentare il suo debole ritmo di crescita, che è strutturale. I problemi che ci frenano li sappiamo a memoria: Pa, giustizia civile, capitale umano, innovazione. Una priorità sono gli investimenti, spesso fermi nei cassetti, per le procedure complicate, anche quando sono finanziati. Bisogna sciogliere questi lacci e lacciuoli. Gli investimenti privati non ripartiranno senza aspettative positive. Ma quelli pubblici possono ripartire subito.

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