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Boccia: Il nodo non è votare o no il decreto-dignitá ma confrontarsi o no

Francesco Boccia, il Pd torna a spaccarsi sul “decreto dignità”. Maria Elena Boschi e i renziani dicono che è «assurdo» pensare di votarlo.

Lei è tra quelli tentati?

«Siamo alle solite, il nodo non è votare o no il decreto. Anche Maria Elena sa benissimo di cosa stiamo parlando. Non esiste che qualcuno del Pd voti il decreto, il punto è confrontarsi o no. Non rifacciamo l`errore della serata infausta da Fazio lo scorso 29 aprile (quando Renzi in tv stoppò il governo Pd-M5s, ndr). Dobbiamo entrare nel merito. È evidente che il decreto è un mix di cose contraddittorie, dalle cosiddette semplificazioni fiscali alle delocalizzazioni, passando per il lavoro e la pubblicità del gioco d`azzardo. E non c`è niente per i lavoratori della “Gig economy” (i lavori “on demand” tipo i “riders”, ndr) Ma se dobbiamo parlare di lavoro, vediamo quali sono i nodi…»

 

Ma non significa, di fatto, rinnegare il Jobs act?

«È inutile che alcuni miei compagni di partito vadano in fibrillazione difendendo a prescindere il “totem” del Jobs act. C`è il tema della durata dei contratti a tempo determinato: la riduzione della durata ha senso solo se parallelamente riduci le imposte sul lavoro a tempo indeterminato. Poi ci sono cose come la reintroduzione della causale… Temi sui quali non ci possiamo sottrarre, il confronto dobbiamo farlo ed è probabile che alcuni emendamenti dobbiamo anche approvarli».

 

Cioè potreste votare non l`intero decreto, ma singole misure?

«Alcuni punti, integrati e corretti, seconcto me, meritano di essere sostenuti. Un grande partito incalza il governo. Dobbiamo anche farci carico di mediazioni: se non avete i soldi per abbassare il costo del lavoro a tempo indeterminato, almeno si approvi una norma transitoria per evitare di colpire i lavoratori che hanno un contratto in essere, che altrimenti da precari rischiano di diventare disoccupati».

 

È ancora Renzi che dà la linea al partito?

«Io penso che lui debba dare una mano, e che tutti dobbiamo aiutare il segretario Maurizio Martina eletto sabato scorso. Confrontiamoci tra di noi. È la mancanza di confronto che ci ha ridotti così. Ora c`è un altro segretario, aiutiamolo. Sennò tanto vale fare il congresso».

 

Alla fine, la discussione è quella di due mesi fa: che fare con il M5s. Per Renzi si tratta della “vecchia destra”…

«È illusorio sperare di ritrovare appeal aspettando il fallimento totale M5s, una strategia folle. Lega e M5s non sono la stessa cosa. M5s – sbagliando – ha sostenuto questo governo anche perché il Pd guidato da Renzi non si è manco seduto al tavolo. Ripeto, non dico che dobbiamo votare il decreto, ma confrontarci. Chi non vuole toccare nulla è Fi, per capirci! È possibile che dobbiamo avere le stesse posizioni di Fi?».

 

L’obiettivo è provare a separare M5s dalla Lega nei prossimi mesi?

«Ma certo, parliamo di un movimento che ha preso il 32 per cento e molti nostri elettori erano lì. C`è un po’ di destra, ma anche tanta sinistra che oggi è sorpresa e
disorientata. Dobbiamo tornare a parlarci e non lo faremo offendendoli».

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