L’Atlante, parla di “bambini senza Stato”, perché a fronte di queste forti difficoltà economiche, “continuano a essere esigue le risorse stanziate per l’infanzia: la spesa sociale nell’area famiglia e minori è molto più bassa della media europea, con 313 euro pro-capite, a fronte di 506 euro in media in Europa e dei 952 euro pro-capite della Germania”.
Infatti, come ci ha mostrato la mappa dei bambini senza, nel nostro Paese l’incidenza della povertà assoluta nelle famiglie con almeno un minore è triplicata tra il 2005 e il 2014, passando dal 2,8 per cento all’8,5 per cento, per un totale di oltre 1 milione di bambini colpiti.
Nel Mezzogiorno la povertà assoluta è più estesa – pari al 9,3 per cento contro l’8,3 per cento di famiglie povere assolute al Nord – e riguarda soprattutto famiglie italiane a differenza della povertà al Nord, in crescita nell’ultimo anno, alla quale contribuisce in gran parte il fenomeno migratorio.
I dati parlano chiaro: circa 1 bambino su 20 non può contare su due paia di scarpe l’anno (di cui almeno uno utilizzabile inogni stagione) e non riceve un pasto proteico al giorno. Quasi 1 su 10 vive in famiglie che non possono permettersi di invitare a casa i suoi amici, festeggiare il suo compleanno, comprargli abiti nuovi, libri non scolastici, mandarlo in gita con la sua classe. 1 su 6 non ha la possibilità di frequentare corsi extrascolastici (musica, sport, ecc), quasi 1 su 3 di trascorrere almeno una settimana di vacanza lontano da casa.
Se poi si considera l’investimento nei servizi erogati dai comuni emergono allarmanti differenze: si va dai 242 euro pro-capite di spesa per l’area famiglia e minori in Trentino ai 20 euro pro-capite della Calabria, a fronte di una media nazionale di 113 euro. A livello provinciale, colpiscono le disparità tra i 393 euro pro-capite di Trieste e i 350 di Bologna e gli 8 euro a testa di Vibo Valentia, i 18 di Crotone, i 20 di Cosenza e Avellino.
Secondo il rapporto anche la fotografia del sistema scuola presenta molte criticità, a partire dalla penuria del tempo pieno, garantito, in media, solo nel 31,6 per cento delle classi della scuola primaria (ma in Molise, Sicilia, Campania, Abruzzo e Puglia si scende sotto il 20 per cento), e nel 20 per cento di quelle della scuola secondaria di primo grado, dove peraltro in molti casi le attività pomeridiane sono a pagamento. Lo stesso servizio di mensa scolastica risulta essere un bene raro soprattutto negli istituti principali delle regioni del Mezzogiorno – Sicilia (49 per cento), Campania (51 per cento) e Puglia (53 per cento).
Tra le numerose ferite che affliggono l’Infanzia in Italia, l’Atlante documenta anche il clima di violenza nel quale crescono troppi bambini e che sicuramente segna il loro rapporto con la città e il quartiere, con i coetanei, la vita in casa: si stimano in circa 4oo mila i minori vittime di violenza assistita dentro le pareti domestiche.
Ma non basta, migliaia di minori pagano un prezzo altissimo all’illegalità e corruzione che pervade i territori in cui vivono: almeno 85 i bambini e adolescenti incolpevoli uccisi dalle mafie dal 1896 ad oggi – come racconta la prima mappa realizzata in base ai dati forniti dall’associazione Libera – e molti di più coloro che hanno assistito all’uccisione di familiari, ritrovatisi orfani o adescati e arruolati giovanissimi nelle file della criminalità organizzata. 546.000 gli under 18 – il 5,4% della popolazione 0-17 anni – nati e cresciuti in uno dei 153 comuni sciolti per mafia negli ultimi 17 anni (mappa dei minori senza Consigli e Nascere nella Locride), soprattutto al Sud ma anche al Centro e Nord Italia.