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In piazza per la difesa della Costituzione e dell’unità nazionale – VIDEO

Una manifestazione in difesa della Costituzione e dell’unità nazionale, contro le spinte secessioniste e autoritarie della destra.

L’intervento di Elly Schlein

È una piazza meravigliosa, con tutte queste bandiere diverse unite in una comune battaglia per difendere la Costituzione e per difendere l’unità nazionale. Voglio dire grazie a tutte e tutti voi che avete accolto in così pochi giorni questo invito. Voglio ringraziare il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Più Europa, per aver sentito insieme a noi l’esigenza di una piazza unitaria, aperta ad altre realtà politiche e sociali. Le ringrazio una per una. È proprio così. Unità che ci dà la forza per manifestare insieme, e siamo qui insieme perché lo diciamo con forza.

Non permetteremo a questa destra di stravolgere la Costituzione e cambiare la forma di governo a colpi di maggioranza, boicottando la Repubblica parlamentare. È irresponsabile. Siamo qui insieme perché insieme contrastiamo lo spacca Italia. Non si è mai vista una sedicente patriota che spacca in due il Paese per un gioco di potere. L’autonomia differenziata vuole aumentare le diseguaglianze che il Sud e le aree interne di questo Paese hanno già pagato troppo. Non c’è riscatto per l’Italia senza il riscatto del Sud.

Una autonomia fatta senza mettere un euro, senza fissare i LEP. Non hanno neanche provato a nascondere che si tratta ancora dell’antico disegno secessionista della Lega. Noi siamo qui per contrastarlo insieme perché non accettiamo l’idea che ci siano cittadine e cittadini di serie A e di serie B, a seconda della regione in cui nascono. Non lo accettiamo. Siamo qui perché uniamo le nostre forze contro l’idea che il tuo destino sia segnato dal luogo o dalla famiglia in cui nasci, perché questa è la più grande violazione dell’articolo 3 della nostra Costituzione, che parla di rimuovere gli ostacoli, non di costruirne altri come sta facendo questo Governo.

Eguaglianza, solidarietà, diritti per tutte e per tutti. Noi non accettiamo che un bambino nato a Reggio Calabria abbia un’aspettativa di vita di cinque anni meno di un bambino nato a Bologna. Questa riforma va fermata, e va raccontata per quello che fa: limita i diritti fondamentali delle persone perché rende più difficile l’accesso alla sanità pubblica, che stanno già tagliando, al trasporto pubblico locale e alla scuola pubblica, che è la prima grande leva di emancipazione sociale delle persone, il primo luogo di contrasto alle diseguaglianze. E non vogliamo più sentire un ministro della Repubblica venire a dire che bisogna ridurre il numero di stranieri nelle classi, perché nelle classi non ci sono italiani e stranieri ci sono bambine e bambini che hanno lo stesso diritto a una scuola di qualità come dice la Costituzione. Siamo qui perché insieme diciamo un secco no al premierato, che non esiste in nessun altro Paese al mondo. Non è che questi si sono svegliati più furbi, è che è un sistema pericoloso perché scardina l’equilibrio dei poteri nella Costituzione messo lì a difesa della democrazia, e a difesa dei cittadini e dei loro diritti.

Indebolire il Parlamento non è più democrazia, così come non siamo d’accordo a indebolire i poteri della figura istituzionale che ha garantito in anni difficili la stabilità e la credibilità internazionale di questo Paese, il Presidente della Repubblica. Un Parlamento eletto a strascico dietro a un capo è meno autonomo e la democrazia non si risolve nell’acclamazione di un capo ogni cinque anni. La democrazia è l’aspirazione, tutti i giorni di quei cinque anni, per tutte le cittadine e i cittadini, di poter incidere sulle scelte che prendono i propri rappresentanti in Parlamento, anche facendo scelte che cambiano quelle del Governo.

Oggi il Parlamento, votato dai cittadini, decide di la vita di un governo. Con questa riforma è il capo del governo che decide della vita del Parlamento. È un cambiamento molto significativo, ma vedete, la destra ha sempre sognato di smantellare la Repubblica parlamentare verso il modello del capo solo al comando o della capa solo al comando, ma noi nella storia abbiamo già dato in questo Paese.

E siamo qui tutte e tutti insieme perché siamo tutte e tutti antifascisti. E non ci vengano a parlare di efficienza perché, guardate, hanno numeri solidissimi in Parlamento. Se dopo un anno e mezzo l’Italia sta peggio, se un italiano su dieci sta in povertà assoluta mentre loro smantellano l’unico strumento di contrasto alla povertà, se tre milioni e mezzo di persone in Italia sono povere anche se lavorano mentre bloccano la nostra proposta unitaria di salario minimo su cui continueremo a lottare insieme, perché sotto i 9 euro allora non è lavoro, è sfruttamento e non deve essere legale. Se ci vuole un anno e mezzo per una gastroscopia, se ieri a Latina un bracciante si è visto staccare un braccio e essere abbandonato sul ciglio della strada, non ci sono lavoratori e lavoratrici di serie B in questo Paese. Se un ragazzo oggi a Foggia ha subito un’aggressione omofoba da parte di persone che l’hanno picchiato per quello che è e ha diritto di essere, se gli italiani oggi non stanno meglio, al Governo lo diciamo: non è colpa della Costituzione, ma della loro incapacità di dare risposte a questo Paese. Non cercassero scuse.

Siamo qui perché insieme vogliamo fermare questo cinico baratto tra queste due riforme, premierato e autonomia differenziata, che indeboliscono la democrazia e spaccano in due il Paese che invece ha bisogno di essere ricucito nelle sue fratture profonde. Sono due riforme solo apparentemente contraddittorie, una che concentra tutti i poteri nelle mani del capo del governo, l’altra che sembra voler dare più potere alle regioni, più autonomia alle regioni, ma in realtà sono figlie della stessa legge, la legge del più forte che è l’unica che conoscono da quella parte. La legge di quello che decide da solo, la legge di chi è già più avanti, e sarà ancora più avanti, mentre si lascia terribilmente indietro chi oggi già fa più fatica.

Abbiamo una ragione di più oggi per essere in questa bella piazza insieme. Dopo il clima crescente di violenza, verbale e fisica, che abbiamo visto sia in Parlamento che nel Paese. Quando hanno intimato alla nostra capogruppo Chiara Braga di stare zitta. Quando hanno fatto un’aggressione squadrista al deputato Donno cui va tutta la nostra solidarietà. Quando abbiamo visto nell’inchiesta di Fanpage i saluti romani e i saluti nazisti fatti dalla giovanile del partito della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che cosa aspetta a cacciarli? Che cosa aspetta a cacciarli dal suo partito? A prendere le distanze da quelle immagini che hanno fatto il giro d’Europa?

Ma ancora, quando hanno rivendicato in campagna elettorale, e poi per tre volte in Aula, il simbolo della Decima Mas, spiegando che è peggio cantare Bella ciao che fare il simbolo della Decima Mas. Vorrei che da questa piazza glielo dicessimo insieme, che nessuno di noi potrebbe essere seduto in quel Parlamento, o oggi in questa piazza, se non ci fosse stata Bella ciao e se non ci fosse stata la lotta di liberazione dei partigiani, delle staffette e degli alleati. Non accetteremo tentativi di riscrivere la storia di questo Paese! Mi appello a tutte le forze di opposizione: basta! Teniamoci strette le nostre differenze, che ci sono e sono preziose se noi sappiamo metterle a valore, come abbiamo fatto oggi, nelle tante battaglie comuni che dobbiamo fare nell’interesse delle italiane e degli italiani.

Questo è un passante cruciale della storia italiana e anche europea. Facciamoci trovare pronti, facciamoci trovare uniti, facciamoci trovare compatti. Oggi mentre arrivavo tanti di voi ci hanno detto “eh però la prossima volta una piazza più grande”,  sì la prossima volta una piazza più grande perché questa è la prima, ma non sarà l’ultima! E allora consideriamoci tutte e tutti mobilitati in maniera permanente perché non si fermeranno.

Oggi hanno approvato al Senato il premierato e stanno tirando per approvare l’autonomia differenziata alla Camera, ma noi insieme oggi, oggi che siamo tanti e domani che saremo ancora di più, non li faremo passare. No al premierato e all’autonomia differenziata, viva la Costituzione e soprattutto viva l’Italia antifascista!

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