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Mori: la giunta FVG ignora la Costituzione e mortifica la piena cittadinanza delle donne

“Il divario tra uomini e donne persistente in ogni ambito, compreso quello della rappresentanza istituzionale ed elettiva, non può essere considerato “normalità” o problema residuale. Va riconosciuto e affrontato, al contrario, come effetto di una cultura e società impari che alimenta discriminazione, sofferenze, marginalità e violenze. La Democrazia è paritaria o non è. E la doppia preferenza di genere non è un vezzo femminista, ma uno strumento utile ad aumentare la presenza femminile nei luoghi della decisione”. Così dichiara la Portavoce Nazionale delle Democratiche, Roberta Mori, in occasione della Conferenza stampa promossa dalla Conferenza delle Democratiche del Friuli Venezia-Giulia in collaborazione con il Gruppo consiliare regionale Pd e il Partito Democratico regionale. Erano presenti i consiglieri/e Manuela Celotti, Laura Fasiolo e Francesco Russo (primo firmatario della proposta elettorale paritaria), la segretaria regionale PD Caterina Conti, la portavoce delle Donne Democratiche del Friuli Venezia-Giulia Ilaria Celledoni, Andreina Baruffini in rappresentanza di ‘Se non ora quando’, che ha illustrato il ricorso, promosso da decine di associazioni, contro la Giunta regionale per l’incostituzionalità della legge elettorale vigente.

“Basta minimizzare l’equa rappresentanza di genere! – ha dichiarato con forza la Portavoce – e a chi continua, da posizioni di potere e di veto, a considerare superfluo un intervento normativo di riequilibrio rispondiamo con il convincimento che parliamo di qualità e tenuta della democrazia come sancito dalla nostra Costituzione. La Giunta del Friuli VG ignorando il dettato costituzionale, mortifica le pari opportunità e i diritti di piena cittadinanza delle donne della regione. Il punto è che, se pur gradualmente, il meccanismo della doppia preferenza di genere ha incentivato in tutte le Regioni il protagonismo delle donne, oltre al numero di elette. Occorre tempo per consolidare la cultura della parità, e proprio per questo occorre subito introdurre questa innovazione dove ancora non c’è.”

“Dire no alle due preferenze in scheda, un uomo e una donna, pena la nullità del voto, ostacola la crescita di una leadership politica femminile che agisce a vantaggio dell’emancipazione e contro le discriminazioni di genere per tutte le donne, di fatto sbarra la strada ad una visione egualitaria leva di giustizia sociale. Per dare spazio alle donne in politica e non lisciare il pelo al patriarcato bisogna cambiare le regole del gioco, perché solo quando le donne hanno cambiato le regole la società è progredita” – conclude Mori.

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