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Martina: “Reddito ai più poveri, pronti a fare un decreto”

Tempi stretti per il “reddito di inclusione”. A beneficiarne, una buona fetta del milione 600 mila famiglie italiane che l’Istat ha certificato come nuovi poveri. Per loro, un aiuto mensile fino a 400 euro. A spingere la misura è soprattutto il ministro Maurizio Martina, che non esclude il ricorso al decreto d’urgenza. «Per me è lo strumento migliore per renderla operativa nel giro di poche settimane».

 

Sarà la priorità di questo inizio 2017?

«Noi dobbiamo rispondere all’appello lanciato giorni fa da “Alleanza contro la povertà”, l’associazione che raggruppa 35 organizzazioni con cui abbiamo lavorato in questi anni. Dobbiamo concretizzare in tempi rapidi il reddito di inclusione per svoltare con gli strumenti di contrasto alla povertà, in sostegno di famiglie e persone in grave difficoltà economiche. Un gran lavoro è stato fatto dal governo Renzi: con la legge di stabilità 2016 abbiamo definito un fondo da 1 miliardo 150 milioni. Adesso quel lavoro deve dare i suoi frutti».

 

A quale platea è destinato?

«I dati Istat ci dicono che un milione e 600 mila famiglie, ovvero 4,5 milioni di persone hanno varcato la soglia della povertà assoluta, un minore su tre è a rischio. Ecco, loro devono essere la priorità. Parliamo di famiglie con reddito Isee sotto i tremila euro».

 

Di cosa si tratta? Un assegno mensile o cosa?

«Si tratterà di un sostegno finanziario non assistenziale, che dovrà rispettare determinati criteri e che coinvolgerà nella prima fase famiglie con minori. Per ampliare poi il bacino con l’aumento delle risorse. In questi anni la sperimentazione del Sia (Sostegno per l’inclusione attiva) è stato un passo importante in alcune città».

 

Lo sa che vi accuseranno di orchestrare la più grande mancia preelettorale, vero?

«Non scherziamo. È un provvedimento atteso da parecchio tempo. Per la prima volta abbiamo risorse strutturali per finanziare un intervento come questo, siamo l’unico Paese in Europa a non avere uno strumento di contrasto universale alla povertà. Si colma piuttosto una lacuna. Io rivendico il lavoro fatto dal governo Renzi in questo senso. La legge delega votata alla Camera nel luglio scorso è oggi al Senato. Occorre fare presto».

 

La relatrice, Annamaria Parente ( Pd ), propone un disegno di legge. «Sono d’accordo sulla necessità che si faccia presto. Personalmente sono per un provvedimento di urgenza, proporrò che si prenda in considerazione il ricorso al decreto».

 

Piacerà a sinistra. Faciliterà il dialogo con il nuovo soggetto al quale lavora Pisapia?

«Non da oggi sostengo che noi dobbiamo riorganizzare il campo del centrosinistra. E penso che il Pd giochi ovviamente un ruolo fondamentale e debba aprire una stagione nuova. Il tentativo che Pisapia, Zedda e altri stanno portando avanti è importante. Dobbiamo combattere la sindrome divisiva che troppe volte ha fatto male alla sinistra, con un nuovo progetto, per contrastare le derive populiste».

 

Dovete trovare intanto una legge elettorale che vi consenta di farlo. «Credo che questo bisogno di riorganizzare si debba perseguire prima ancora della legge elettorale. Io sono assolutamente favorevole al rilancio del Mattarellum che il mio partito sta portando avanti, coinvolgendo le forze che ci staranno. Anche prima del pronunciamento della Consulta. Non vorrei rinunciassimo a una certa idea di democrazia dell’alternanza».

 

Lei parla di misure che non sembrano da governo “primaverile”, cioè destinato secondo tanti nel Pd soltanto a portare al voto entro giugno. «La legislatura volge al termine, dopo il 4 dicembre. Iniziative come il reddito di inclusione o altre misure sociali possono essere approvate nel giro di poche settimane. Io mi rifaccio alle valutazioni di Gentiloni a fine anno: la stabilità di un Paese non può rendere prigioniera la democrazia, le elezioni non sono una minaccia».

 

Ancora con Renzi leader e candidato premier?

«Per me lui è la risorsa fondamentale per questo partito».

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