Cosa si può fare per l’emergenza abitativa?
«L’emergenza è evidente e covava sotto la cenere da tempo. E oggi sta esplodendo in modo dirompente. Le classi dirigenti sono chiamate a un enorme salto di qualità. Per troppo tempo si è pensato che il tema della casa fosse solo di un dialogo tra privati e che, tolta una quota legata alle case popolari, fosse soddisfatta solo dal gioco tra domanda e offerta».
«La destra sta facendo le scelte più sbagliate con il sostanziale azzeramento del fondo sostegno affitti che mette a rischio 700 mila famiglie e il caso eclatante di Regione Lombardia che ha 15 mila case popolari Lasciate vuote».
Lei cosa propone?
«Organizzeremo una grande conferenza nazionale e presenteremo un piano casa. Con i sindaci, il terzo settore, i rappresentanti degli inquilini e dei proprietari e coloro che si occupano di politiche dell’abitare. Bisogna svegliare le classi dirigenti sulla casa».
Altre proposte?
«Il recupero e rilancio dell’edilizia popolare e sociale senza consumo di suolo lavorando sul patrimonio abitativo enorme, già pubblico e non utilizzato. Le case popolari non vanno solo assegnate, ma riqualificate e recuperate anche sul piano energetico. Servono risorse pubbliche a costo zero. Non si fa nessuna nuova politica sulla casa».
Poi?
«Rilanciare il fondo sostegno affitti con un miliardo di euro subito per le famiglie più in difficoltà. Riuscire ad agganciare quella fascia di popolazione che non è abbastanza povera per accedere alla graduatoria, ma sufficientemente debole di fronte ai costi del mercato della casa. La regolamentazione degli affitti brevi e temporanei senza demonizzare i singoli proprietari. Infine una specifica politica a favore degli studenti e delle giovani coppie. Bisogna aprire il cantiere sulla politica per la casa».