Partiamo dai fatti recenti: alla Federico Il viene impedito di parlare al direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Sta montando l’estremismo negli atenei. E
il Pd dove sta?
Il Pd c’è. Non c’è stato nessuno che non abbia condannato iniziative tese a impedire manifestazioni o libertà di parola di chiunque. Siamo stati cristallini e nettissimi. lo stesso sono intervenuto per esprimere piena consonanza con le parole del presidente della Repubblica. Le università non possono essere il luogo in cui si impedisce a qualcuno di parlare.
Il Senato accademico di Torino ha respinto il protocollo di cooperazione con gli atenei israeliani. La ministra Anna Maria Bernini avverte: nelle aule universitarie cresce l’antisemitismo.
lo terrei separati i fatti dalle opinioni. Mi spiego: personalmente ritengo che i rapporti tra le università debbano essere sempre tutelati. Questo vale per Israele ma vale anche in generale. Nel caso specifico, è stata una decisione autonoma dell’università in relazione a un singolo bando, rispetto al quale il senato accademico ha valutato che ci potessero essere ricadute di ordine militare. Di fronte a questo, hanno assunto quella posizione. lo non ho gli elementi che ha l’università per giudicare. Mi limito a dire che se quelle ricadute ci sono, è giusto dire no alla cooperazione. In questa fase l’Italia non può fornire armi a un paese belligerante. Ed è evidente che non può favorire neppure un apporto di ricerca all’apparato militare di quel paese.
L’antisemitismo non c’entra nulla? Il ministro vi chiede di dare una mano: “Occorre fare i conti con chi confonde la critica a Netanyahu con l’antisemitismo”, dice.
Ho apprezzato che la ministra abbia evitato qualsiasi ipotesi di militarizzazione delle università, che proponevano esponenti della destra. Qualcuno parlava di controlli degli accessi all’università da parte delle forze dell’ordine: ipotesi sconsiderate, fortunatamente escluse. Detto questo, sull’antisemitismo a sinistra non scherziamo. Vogliamo rassicurare la ministra, non abbiamo bisogno di stimoli, di sollecitazioni su questo fronte. La sinistra italiana, nelle sue componenti largamente maggioritarie, ha una storia senza ambiguità. Piuttosto io vedo il rischio contrario. E cioè che nella destra di governo monti la tentazione di riportare sotto l’etichetta dell’antisemitismo ogni critica al governo di Netanyahu. Da questo punto di vista il vero tema è confrontarsi anche con le posizioni di chi, senza essere antisemita, dà un giudizio severissimo di quel che è successo e succede a Gaza.
Cioè lei vede il rischio di una censura?
Le università sono luogo di distinzione, di discernimento, di spirito critico, non sono la notte in cui tutte le vacche sono nere. E io vedo su questo tema una sensibilità molto diffusa tra i ragazzi, creata dai fatti di Gaza. Una sensibilità trasversale che non risponde solo a istanze estremistiche. Nello stesso tempo vedo invece farsi largo in una parte dell’establishment l’idea che all’università di questo non si possa parlare, su questo non si può manifestare. Da docente prima che da politico dico che rischieremmo di allargare l’area dell’estremismo. Se diamo ai nostri studenti la percezione che all’università non si può parlare, rischiamo di favorire altre derive. La soluzione è continuare a discutere trovando il modo più efficace per isolare le pulsioni estremiste e antisemite, che tuttavia non riguardano la larghissima maggioranza dei manifestanti.
Non è per caso che il Pd non vuole farsi ‘nemici a sinistra’, come si diceva un tempo, perché teme un calo di consensi?
Chi lo dice non conosce l’università né il mondo della sinistra. Quelli che hanno impedito a Molinari o a Parenzo di parlare non hanno mai votato in vita loro il Pd e anzi individuano nel Pd uno dei loro nemici principali. Per loro il Pd è il diavolo. E non lo voterebbero mai.