r>Il progresso verso la parità di genere in Europa sta rallentando a causa del montare di posizioni oscurantiste con tratti autoritari all’interno di molti Paesi. Dopo decenni di passi avanti delle donne nelle istituzioni UE e di interventi comunitari a favore delle libertà e dei diritti femminili, oggi, per la prima volta, l’alleanza delle estreme destre nazionaliste può compromettere l’interpretazione autentica dei valori fondamentali che hanno ispirato e ispirano il progetto europeo.
Dall’esito delle elezioni dell’8-9 giugno, infatti, dipende lo stesso futuro del progetto europeo di pace, che può essere garantito soltanto da una dimensione sovranazionale unitaria legittimata a rafforzare il dialogo tra i popoli e prevenire i conflitti, a contrastare le disuguaglianze, colmare gap di cittadinanza, superare discriminazioni sociali e far rispettare i diritti umani in tutte le comunità nazionali.
Sta avanzando un coacervo di forze reazionarie e illiberali, pronte ad unirsi il giorno dopo le elezioni, che scommettono sulle paure per un antistorico ritorno all’ordine e alla tradizione. Questo disegno si compone delle scelte che questa destra spregiudicata già compie dove è al governo: erodere lo stato sociale egualitario e tagliare risorse alla sanità pubblica, colpevolizzare le donne per i bassi indici di natalità, interporre ostacoli alla loro autonomia e ingerenze alle loro scelte libere e informate.
Ci dicono che “il patriarcato non esiste” ma al tempo stesso dichiarano che “l’aborto è un delitto”, introducono a forza associazioni antiabortiste dentro i Consultori familiari, rigettano ogni proposta di educazione al rispetto e sessualità nelle scuole. Ancora, respingono un congedo di paternità paritario che alleggerirebbe il lavoro di cura delle madri e non votano quella che è oggi la legge europea sulla trasparenza retributiva per superare il divario salariale di genere. Coerentemente, non riconoscono che “senza consenso è sempre violenza”, né hanno mai condiviso la ratifica della Convenzione del Consiglio d’Europa che dal 2011 sollecita gli Stati a prevenire concretamente e culturalmente le violenze maschili sulle donne.
L’ideologia delle destre reazionarie potrebbe davvero comportare un cambiamento irreversibile per i diritti delle donne, allontanando l’Unione europea dall’agenda femminista che è la vera leva di cambiamento e di progresso in questo tempo così difficile.
L’autodeterminazione delle donne fa paura, ma sarà la libertà delle donne a salvare il mondo.
È bene aver chiara la portata delle elezioni dell’8-9 giugno perché impatterà su tutti gli aspetti e prospettive di crescita del continente. È bene che l’abbiano chiara in particolare le cittadine europee, chiamate a scegliere quale politica deciderà per loro nel prossimo futuro. I partiti socialdemocratici europei tra cui il PD, si candidano in modo chiaro e trasparente per portare a compimento tutte le politiche di genere nel nome di una democrazia europea che è paritaria o (semplicemente) non è democrazia.
L’8-9 giugno andiamo alle urne, il voto di noi donne sarà determinante. Informiamoci, votiamo e facciamo votare persone consapevoli della posta in gioco. Votiamo affinché una solida rappresentanza femminile e femminista impedisca ritorni al passato. Scegliamo le candidate del Partito Democratico per rafforzare la democrazia europea. Votiamo, per un potere condiviso che renda tutte le donne libere e sicure.
Le battaglie si vincono partecipando.
Buon voto!
Roberta Mori
Portavoce nazionale della Conferenza delle democratiche