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Scalfarotto: «Stiamo creando un Paese semplice e certo»

Sottosegretario Ivan Scalfarotto, i dati sull`attrattività del «sistema Italia» e sulla nostra capacità di investire all`estero, sono incoraggianti. L`internazionalizzazione cresce ma non è ancora nel Dna della maggioranza delle Pini. Che cosa ne pensa?
I dati ci dicono, innanzitutto, che l`Italia non è solo “terra di conquista”, “preda” di investitori esteri. Che poi spesso portano capitali “freschi” e nuova “linfa” nel tessuto produttivo, e rappresentano un’opportunità. Ma le nostre imprese, le nostre Pmi, sono dinamiche e attive nelle partecipazioni all’estero, nella costituzione di joint venture. In questi anni, non si è solo esportato. Ma si è investito all`estero. E i dati lo confermano. Del resto, nella crisi abbiamo vissuto della nostra capacità di andare all`estero. Ma in questi anni, come governo e ministero dello Sviluppo economico, abbiamo anche investito molto sulla governance e sugli strumenti a disposizione delle imprese per crescere oltre confme.

 

A quali strumenti si riferisce?
Ricordo solo che nel 2011, il governo italiano aveva chiuso l`Ice. Noi non solo lo abbiamo rifondato e rinnovato, nel management, negli strumenti e nei fondi. Ma abbiamo introdottola delega dell`attrazione degli investimenti esteri in Italia, con desk e personale qualificato proveniente dall`investment banking. Nel 2014 abbiamo introdotto il “Piano straordinario per il Made in Italy”, passando da 4o milioni l`anno per la promozione a 200 milioni, in linea con le agenzie dei nostri partners europei.

 

Incentivi a parte, serve un “clima” accogliente per il business…
In questi anni abbiamo fatto dei passi in avanti. Abbiamo semplificato le leggi sul lavoro con il Jobs act, istituito le sezioni speciali dei tribunali per le imprese, tagliato l`Ires e la componente Irap sull`occupazione. Ma vorrei citare anche i contratti di sviluppo e i 50 milioni di investimento su Industria 4.o. Anche nelle ambasciate la rete diplomatica ha rafforzato le iniziative in questo campo. Ci siamo impegnati nella direzione di creare un Paese meno “cervellotico”.

 

Bene. Ma una volta che gli investitori esteri arrivano, spesso trovano di fronte una burocrazia che li blocca…
Per questo è nato il Comitato attrazione investimenti. Si trattadi un comitato interministeriale, coordinato dal ministero dello Sviluppo economico, che interviene su casi specifici, sbloccando situazioni complesse, evitando rallentamenti nell`avvio dei progetti e formula proposte disemplificazione normativa e amministrativa. Cerchiamo di accompagnare gli investitori nel confronto contutti i livelli,amministrativi e non.

 

Ma l`investitore estero, quando vi confrontate con lui,cosa vi chiede davvero?
Gli investitori esteri vogliono predictability. Ovvero, tempi certi sulla realizzazione di un investimento. Un quadro chiaro di regole e norme che non muti di continuo. Per questo, a parte il comitato investitori, è essenziale la collaborazione dei territori locali. Perchè non c`è peggiore autogoal, per un sistema Paese, che convincere un soggetto a impegnarsi con un investimento e poi bloccarne la realizzazione per anni.

 

Gli ultimi governi – Renzi e Gentiloni – si sono distinti per un certo dinamismo nelle missioni economiche all`estero. Gli imprenditori però spesso non sono tornati entusiasti da queste esperienze. Sono utili?
Andare all`estero non serve solo a promuovere l`export, maanche a far conoscere, proporre occasioni e opportunità di business. Quando è stato presentato, in Cina, il progetto infrastrutturale “One belt one road”, l`unico presidente del Consiglio europeo presente era Gentiloni. Da luglio 2016 sono stato in Cina 8 volte. In Paesi in cui il rapporto istituzionale è molto importante, prima ancora di fare business bisogna essere presenti come “sistema Paese”. È quello che stiamo facendo. Recentemente il premier è tornato dall`India. Lei sa che questo Paese è il 1° produttore di cibo al mondo? Eppure, trasforma meno del 20% di quanto produce perchè non ha le tecnologie per farlo, mentre noi italiani siamo i primi. Aprire, alle imprese italiane, la strada, in Paesi lontani, per opportunità come queste, è il senso di una missione. Poi, il business arriva.

 

Tra qualche mese si chiude la legislatura. Cosa dovrebbe fare il prossimo governo, qualunque esso sia?
Chiunque verrà, troverà una macchina che funziona. Numeriimportanti su export, investimenti e strumenti attivati. Spero che prosegua su questa linea e lavori per rendere i processi decisionali e la burocrazia ancora piùsnelli e diretti.

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