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Boschi: “La violenza sulle donne non ha colore. L’emergenza finirà, quando finirà il fenomeno”

La violenza contro le donne non è questione di numeri né di colore della pelle.
Per Maria Elena Boschi basta una sola donna uccisa o violentata perché si debba parlare di emergenza. La sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, con delega alle Pari Opportunità, confida molto nel nuovo Piano antiviolenza e nelle Linee guida per le aziende sanitarie e ospedaliere.

Con il «Quadro strategico nazionale» lei ha promesso «proposte concrete per i prossimi tre anni». Si cambia davvero, o rischiano di restare formule vuote?
«La concretezza c’era anche nell’ultimo piano. Si va avanti per obiettivi tenendo assieme le competenze di ministeri, Regioni, Comuni, sindacati, con quelle delle associazioni e dei centri antiviolenza. Ma questo non vuol dire che non ci siano state azioni concrete».

Quali?
«Dalla formazione per gli operatori dell’Arma dei Carabinieri, resa possibile grazie a un accordo sottoscritto con la ministra Pinotti, all’obiettivo per il prossimo anno di siglare un protocollo anche con la Polizia penitenziaria, per seguire meglio in carcere gli autori dei reati ed evitare la recidiva».

La media italiana è di 11 stupri al giorno e tante donne non denunciano. La strategia del governo?
«Non lasciare sole le donne, seguirle nel percorso successivo. Se le violenze avvengono nel contesto familiare alcune non denunciano perché hanno paura di perdere la casa, le relazioni affettive o la sicurezza economica e per questo abbiamo previsto, tra l’altro, strumenti più efficaci sulle politiche abitative. Con Anci abbiamo un progetto per individuare criteri prioritari nell’assegnazione delle case popolari. Si è anche avviato un lavoro serio con i sindacati per le donne abusate sul lavoro, che scelgono il silenzio perché temono di perdere il posto».

Altre novità del piano?
«Un focus in via sperimentale sulla violenza economica,che è spesso un primo step per privare la donna della propria autonomia e arrivare a forme più estreme di violenza. E ancora, un lavoro con il Csm sul tema della formazione dei magistrati».

Cosa cambierà con le Linee guida?
«Se vai al pronto soccorso con ecchimosi, non sempre riveli chi è stato a procurartele. Se invece trovi un ambiente dedicato e personale qualificato forse denunciare diventa meno difficile. Ringrazio Lucia Annibali per il lavoro svolto da consulente, faticoso a livello professionale e personale».

Gli stupri di Rimini e gli altri drammi di un’estate segnata anche dalle polemiche sui migranti hanno sconvolto l’opinione pubblica. Il fenomeno è in aumento?
«I dati che abbiamo non rilevano un aumento significativo. Ma io credo che non sia possibile dire alle donne “state tranquille” se c’è anche un solo caso di violenza. Non si può fare una classifica della gravità né una gerarchia del dolore, anche se alcune di queste violenze sono rimaste più impresse per le modalità brutali con cui sono avvenute. Bisogna intervenire in modo netto, duro, determinato, con pene severe e indagini fatte bene. Proprio come a Rimini, dove le donne poliziotto hanno svolto un lavoro eccellente».

Tra stupri e femminicidi, è emergenza?
«Dai dati che abbiamo i femminicidi sono in calo. Ma l’urgenza o l’emergenza le sentiamo comunque e così sarà fintanto che non debelleremo il fenomeno. Il Piano straordinario di tre anni finiva a luglio, se il governo ha deciso di proseguire il lavoro mettendo altre risorse nella prossima legge di Bilancio è perché il problema non è risolto».

C’è un legame tra violenza sessuale e migranti?
«Che l’autore o la vittima siano stranieri o italiani non cambia niente, la gravità è pari. Non farei facili connessioni tra il tema migranti e il tema stupri».

Qual è il contributo del Piano all’integrazione dei migranti che vengono da Paesi dove il rispetto della donna non è sempre scontato?
«È importante lavorare sull’educazione alla parità di genere e al rispetto verso le donne. Dobbiamo aiutare chi proviene da altri Paesi a comprendere il cambiamento del ruolo femminile nella nostra società. La scuola è fondamentale. In molti casi i bambini sono le porte attraverso cui gli adulti, in famiglia, aprono gli occhi su una visione diversa».

Lo ius soli salterà?
«Ho sostenuto la legge, la ritengo importante. Ma mi affido alla valutazione complessiva del presidente Gentiloni».

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