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Baretta: Manovra, un miliardo dall’evasione Iva

Sottosegretario Pier Paolo Baretta, mala manovra correttiva da 3,4 miliardi la fate oppure no?

«Certo che ci sarà. L’importo è quello chiesto dall’Europa, lo 0,2 per cento del Pil, ma la correzione la facciamo nei tempi e nei modi più congeniali alle nostre esigenze. Questo è scritto nella lettera».

 

Alla fine il ministro Padoan ha avuto la meglio sul premier Gentiloni? «Io, per la verità, non l’ho avuto percezione di questo scontro. Sarà perché sono troppo vicino a entrambi… La lettera, poi, non è nemmeno un compromesso tra la presidenza del Consiglio e il ministero del Tesoro, come è stato detto: è una mediazione tra l’Italia e l’Europa».

 

Lettera che la Commissione reputa vaga. Non c’è da essere ottimisti? «Le condizioni per evitare l’infrazione ci sono tutte. La nostra risposta non è elusiva né sui tempi né nel merito: diciamo che siamo pronti a rientrare dello 0,2 per cento come ci chiede la stessa Europa, indichiamo quali strade intendiamo percorrere per arrivare a questo risultato e sottolineiamo le condizioni l’arrivo dei migranti, i terremoti, purtroppo al plurale che pesano sui nostri conti. Il fatto che la Commissione si aspettasse più dettagli, mi pare francamente un’obiezione superabile. No, non vedo le condizioni per l’apertura di una procedura d’infrazione».

 

Appunto, quali sono i tempi e i modi?

«Accettare di intervenire sullo 0,2 per cento del Pil, riportando il deficit dal 2,3 al 2,1, non vuol dire fare la manovra dalla sera alla mattina. Padoan ieri ha annunciato che alcune misure potrebbero essere realizzate prima del Def di aprile anche con un decreto, altre saranno spalmate nel corso dell’anno».

 

Anche nella prossima legge di bilancio?

«Può essere, ma lo dico a titolo personale. Perché l’arco temporale della nostra azione è importante: la correzione dei conti va resa compatibile con le politiche di sviluppo».

 

La Ue, però, chiede di fare subito la manovra.

«Sì, è vero, ma in pratica non cambierebbe niente. Quello che conta è che noi prendiamo dei provvedimenti per rientrare di due decimali come ci chiede l’Europa».

 

Appunto, due decimali.

«Questa richiesta dimostra anche che non c’è una visione strategica: noi rispettiamo le regole, ma la Commissione e gli Stati membri dovrebbero superare l’approccio burocratico e decidere come affrontare questa crisi».

 

L’Europa vi dice pure che, in caso di voto in primavera, la procedura è automatica.

«Non c’è nessuna correlazione tra la manovra e il voto. Paradossalmente, se approvassimo le misure a marzo prima del Def di aprile, non ci sarebbe più l’infrazione e potremmo subito andare alle urne».

 

Ma lei è favorevole al voto anticipato?

«Penso che abbiamo due problemi da conciliare: continuare il percorso di crescita indicato da Gentiloni e da Renzi, rispondere all’evidente sensazione nel Paese di verifica politica, che è sempre più necessaria. Armonizzare questi due aspetti è la vera sfida della politica. E possiamo affrontarla soltanto noi del Pd, vista la poca responsabilità mostrata dagli altri partiti».

 

Il ministro Padoan ha dipinto uno scenario allarmante in caso di procedura d’infrazione: sovranità e crescita minori, tassi maggiori sul debito…

«La sua è un’affermazione di grande responsabilità e chiarezza. Non ci si nasconde dietro i problemi. Dobbiamo continuare a sostenere l’economia. Invece l’apertura della procedura ci metterebbe i bastoni tra le ruote».

 

Dopo ai tempi passiamo ai modi della manovra.

«Le misure sono quelle che ha annunciato il ministro come il recupero di un miliardo dalla lotta all’evasione Iva. In generale: un quarto di tagli di spesa selettivi e altri tre quarti da misure sulle entrate».

 

Come farete visto che la lotta al sommerso è ferma?

«È il caso di sfatare alcuni falsi miti. Nel 20161a lotta all’evasione ci ha detto un incasso record: 19 miliardi di euro, sei volte la manovra correttiva. Sulla spending si sono ottenuti risultati rilevanti: ma va considerata come un percorso, non un atto a se stante. Anche perché recuperare dieci miliardi in un anno solo, potrebbe avere un effetto depressivo sull’economia».

 

Aumenteranno le tasse sui giochi?

«No, lo escludo: sia perché il settore ha registrato aumenti rilevanti di tassazione negli ultimi anni sia perché siamo occupati in una riorganizzazione che punta a ridurre l’offerta di gioco. In un anno taglieremo di un terzo le macchinette, in tre dimezzeremo quasi i punti gioco».

 

Intanto è slittata l’intesa con i governatori.

«Alcune regioni hanno chiesto di avere qualche giorno in più per poter approfondire meglio alcuni punti. Ma l’impianto del provvedimento è stato confermato».

 

Nella lettera Padoan calcola che la spesa per il terremoto ci costerà un miliardo. C’è un’implicita richiesta di nuova flessibilità?

«La cosa si può anche interpretare così. Il terremoto è un evento terribile, di una dimensione imprevedibile, a maggiore ragione nell’ultimo periodo quando gli eventi sismici si sono mischiati agli eventi climatici, che hanno rallentato il soccorso alle popolazioni. Su questo punto l’Europa deve farsene una ragione: noi non lasceremo nessuno da solo».

 

 

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