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In Albania Meloni butta quasi un miliardo per deportare migranti

“Il governo di Giorgia Meloni alza le tasse e sperpera quasi un miliardo di euro dei contribuenti per i centri migranti in Albania, in spregio ai diritti fondamentali delle persone e alla recente sentenza europea sui rimpatri che fa scricchiolare l’intero impianto dell’accordo con l’Albania”. Lo scrive Elly Schlein sui social, alla vigilia dell’arrivo dei primi 16 migranti nel centro  di Gjader, a qualche decina di chilometri dal porto di Schengjin, sulle coste albanesi, dove è stato allestito un hotspot per l’identificazione dei migranti. Dopo tanti ritardi, tante spese, e con le ombre di procedure di appalto non troppo trasparenti, secondo un’inchiesta di Domani i Cpr voluti dal governo Meloni si apprestano ad accogliere i primi 10 bengalesi e 6 egiziani aventi i requisiti richiesti – maschi, non vulnerabili, e provenienti da “Paesi sicuri”.

“Potevamo usare quelle risorse – sottolinea Schlein – per accorciare le liste di attesa o per assumere medici e infermieri. Adesso abbiano la decenza di non chiederci più dove tiriamo fuori i soldi per la sanità, è gravissimo aver scelto di depotenziare il servizio sanitario nazionale nonostante ogni anno più di quattro milioni e mezzo di persone in Italia non riescano a curarsi”.

Un’operazione brutta, cinica e costosa, pagina orrenda del governo Meloni

Secondo il responsabile per le politiche migratorie e diritto alla casa nella segreteria dem, Piefrancesco Majorino, “Siamo di fronte ad un’operazione brutta, cinica e costosa. La vicenda del centro per i migranti in Albania non può essere commentata diversamente e si propone a livello europeo come un laboratorio di tutte le cose da non fare. Verranno lesi i diritti umani, verrà limitata la trasparenza, si impiegherà quasi un miliardo di euro che poteva essere destinato ad esempio per la sanità italiana e, infine, si determinerà una condizione paradossale, con vari migranti che potenzialmente laddove non rimpatriabili  potrebbero fare presto ritorno in Italia. Il governo Meloni sta realizzando una pagina orrenda sul piano della gestione delle politiche migratorie. Una pagina da contrastare in tutti i modi”.

La sentenza della Corte Ue del 4 ottobre scorso, a cui fa riferimento Schlein, ribadisce quali siano i criteri per definire “sicuro” un Paese, e afferma che un Paese è sicuro per tutti o non lo è per nessuno, mettendo in crisi l’impianto del governo. Lo scorso 7 maggio, attraverso un decreto interministeriale, era stato allargato l’elenco dei Paesi considerati “sicuri”, in cui possono essere rimpatriati i richiedenti asilo. Ma basta scorrere la lista per rendersi conto che molti tanto sicuri non sono. Oltre ad Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Senegal, Serbia, e Tunisia, si sono aggunti quest’anno anche Bangladesh, Sri Lanka, Camerun ed Egitto, ma anche Colombia e Perù.

Il Pd presenta due interrogazioni sul Cpr in Albania

“Il Pd ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere quanto è costato il Centro per i migranti in Albania. Abbiamo appreso che è partita la prima nave verso l’Albania con – a quanto si apprende – 16 migranti a bordo. Vorremmo sapere anche quanto è costato questo trasferimento e perché abbiamo fatto una cosa del genere visto il numero esiguo di migranti sulla nave da trasferire. Penso che il governo stia bruciando dei soldi che invece potrebbero essere messi su altri servizi, sulla sanità, sulle politiche sociali, in generale per dare forza alle fragilità”. Lo ha detto Stefano Graziano capogruppo Pd in commissione difesa alla Camera intervistato a Montecitorio.

Analoga interrogazione, con al centro le regole sugli appalti, è stata presentata a prima firma Graziano Delrio e sottoscritta da tutti i senatori del Gruppo Pd a Palazzo Madama. “Secondo quanto riportato, per la costruzione di ‘strutture prefabbricate alloggiative metalliche modulari’ presso entrambe le località sarebbero stati spesi 25 milioni di euro affidati senza gara a quattro aziende diverse”, proseguono i parlamentari dem, ricordando che “la decisione di ubicare i Centri fuori dal territorio nazionale non può, comunque e in alcun modo, comportare la violazione della normativa vigente in materia di appalti”. Per questo chiedono “se l’assegnazione degli appalti per la realizzazione dei due Cpr di Gjader e Shengijn sia avvenuta nel rispetto del Codice degli appalti” e, al contempo, “di rendere pubblico, in tempi brevi e con la massima trasparenza, l’elenco e i dati delle ditte impegnate, in appalto e in subappalto, nella realizzazione dei due Centri e sulla base di quali criteri siano state selezionate”, oltre a conoscere, concludono i senatori Pd, “quale sia stato l’importo speso fino a questo momento per la realizzazione dei due Centri”.

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Dalle proposte del PD sul superamento della Legge Bossi-Fini allo scandalo del caso Albania, dalla riforma della legge sulla cittadinanza alle nostre battaglie in Europa
Ne parliamo con associazioni, movimenti rappresentanti di forze sociali ed istituzioni giovedì 17 ottobre dalle ore 14. L’iniziativa sarà trasmessa sul canale YouTube del Partito democratico.

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