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Martella: «Facciamo un congresso vero per cambiare il partito. Ora no a eccessivi entusiasmi»

Il congresso può attendere. Ma dovrà essere «un congresso vero e proprio» e non per tesi. Il sottosegretario dem all’Editoria, Andrea Martella, sprona il Nazareno a rivoluzionare il Pd e Vito Crimi a rivedere la posizione sulle alleanze.

 

Non è eccessiva l’esultanza del Pd? In Calabria avete perso e Salvini minaccia nuove spallate.

«Sarebbe sbagliato pensare che la vittoria abbia messo alle spalle le difficoltà, dobbiamo evitare eccessivi entusiasmi e rimanere concentrati sulle sfide che una destra forte ci pone. Siamo solo all’inizio del cambiamento. Dobbiamo stare in mezzo alle persone, ascoltare e ricreare un rapporto di fiducia».

 

Come pensate di recuperare gli 8-10 punti che vi separano dalla Lega?

«Il grande risultato in Emilia-Romagna è la dimostrazione che il buon governo paga, gli emiliano-romagnoli non sono caduti nella trappola di chi getta solo benzina sul fuoco delle paure. Se ha vinto Bonaccini, che ha governato bene, è anche merito del gruppo dirigente del Pd, a cominciare da Zingaretti».

 

Fuori dai grandi centri urbani la gente ascolta Salvini.

«Il Pd deve fare un grande lavoro sulle aree periferiche, evitando di essere solo il partito delle grandi città. E la questione che investe tutte le democrazie occidentali».

 

Zingaretti incontrerà le Sardine?

«Sono state importantissime, hanno mobilitato e non hanno sbagliato una mossa. Come del resto il Pd, che ne ha rispettato l’autonomia e non ci ha messo il cappello sopra. Ora non si tratta di fare incontri, ma di aprire una fase costituente vera e propria. Il coinvolgimento viene dalle esperienze civiche, che siano le Sardine o i giovani impegnati per l’ambiente».

 

Il congresso va fatto prima o dopo le Regionali?

«Dopo, perché prima dobbiamo aprire un cantiere per ascoltare e anche per farci contaminare da nuove forme di partecipazione. Dopo le Amministrative si farà un congresso vero, che sia l’atto fondativo di un Pd che cambia».

 

Vuole sciogliere il Pd?

«No, ma è il momento per il Pd di mettersi in gioco, di aprirsi fino in fondo, di costruire un soggetto in cui possano confluire energie e forze nuove, nuovi protagonisti».

 

E nuovi leader, come Bonaccini?

«Il primo merito di un risultato straordinario è suo, ma con queste elezioni si è tornati a un bipolarismo tra una destra a guida Salvini e un polo riformista progressista, che si è giovato della leadership di Zingaretti e della sua capacità di includere».

 

Perché allora pensate a Conte come al nuovo Prodi?

«Non è tema di oggi. Conte è il riferimento di questa alleanza da cui può nascere un nuovo centrosinistra».

 

È favorevole ad allearsi con il M5S alle Regionali?

«Sì, del resto l’ho sostenuto anche dopo le elezioni umbre. Al Movimento dico che non si può rimanere indifferenti sulle questioni fondamentali che riguardano la vita delle persone».

 

Lo dirà a Vito Crimi, ex sottosegretario all’Editoria e ora capo politico del M5S?

«Gli ho augurato buon lavoro. Pur partendo da idee diverse, ci rispettiamo e abbiamo mantenuto sempre un dialogo anche su informazione ed editoria».

 

«Mai con il Pd», ha promesso Crimi.

«Mi auguro che non sia così e che prevalga nel M5S la linea volta a costruire un’area riformista che si opponga alla destra di Salvini».

 

Il governo continuerà a navigare a vista?

«Andata a vuoto la spallata tentata da Salvini, il governo ha l’occasione di procedere con un’azione meno emergenziale. Il Pd non perderà un minuto su rimpasti o altri scenari, punterà dritto sull’agenda 2023».

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