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Zingaretti: se sarò segretario farò una riforma ‘democratica’ del partito

“Io non penso si debba tornare indietro, o a formule già conosciute. Ma non si può rimanere fermi in una eterna contemplazione del presente, una danza immobile che ci porterebbe al ridicolo o a sparire”. Così in una intervista a Radio Radio il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria del Pd.

Secondo Zingaretti, non si può continuare “ad andare avanti come in questi anni di drammatiche sconfitte, in cui i cittadini ci hanno lanciato messaggi potenti. Io dico: cambiamo strada. È sbagliato sciogliere un movimento politico che è ancora un punto di riferimento per tanti. Non vedo cosa possa accadere di positivo se il Pd muore. In un momento in cui Salvini e Di Maio governano in questo modo l’Italia non si può minimizzare la portata dello scontro e non sentire su se stessi, su chi ha avuto delle responsabilità, il peso culturale, etico, morale di contribuire alla svolta”.

 

“Non lancio accuse personali, perché il Pd muore a forza di accuse e scontri tra leader. Io faccio una richiesta di chiarezza: è partito un congresso, ci siano contenuti, piattaforme e idee. Realizziamo la credibile ricostruzione di nuovo gruppo dirigente, alternativo a chi sta governando. Farlo con furbizie e divisioni è un errore drammatico: spero che tutti raccolgano il mio invito anche nel comportamento poco chiaro”, ha detto ancora Zingaretti. “Io sono pronto dal 13 marzo, come milioni di elettori che si aspettano un segnale di ripresa” ha aggiunto. Necessario, a suo avviso, “cambiare la forma partito: abbiamo spesso umiliato le persone che ne fanno parte. Basta litigare con tutti: siamo rimasti più soli e deboli. Nel Lazio abbiamo vinto il 4 marzo con la ‘Coalizione del fare’ c’erano partiti, movimenti, sindaci. Dobbiamo aprire una stagione nuova, mi batterò affinché si realizzi”.

 

“La prima cosa che farei da segretario del Pd – ha aggiunto – sarebbe innanzitutto dimostrare cambiamento e unità. Annunciare il primo provvedimento che vogliamo fare una volta al governo, cioé aumentare gli stipendi degli insegnanti e aprire le scuole anche il pomeriggio, per dare centralità alla scuola e alla coesione sociale. E poi varare subito un piano di riforma del partito che lo renda più democratico per far decidere alle persone. Basta con un partito diretto solo dai capi e dai gruppi, bisogna rimettere al centro persone e amministratori”.

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