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Zingaretti: “Un nuovo PD per cambiare l’ItaliaVicini alla vita delle persone”

Con il saluto ai 2000 e la lettura dei dati da parte di Gianni Dal Moro, presidente della Commissione Congresso,Nicola Zingaretti è stato proclamato segretario del Partito Democratico.

I votanti sono stati 1.582.083, 7 mila i seggi, 10.214 cittadini che hanno votato all’estero nei 142 seggi in tutti i continenti. Le schede bianche o nulle sono state 12.455, mentre i voti validi sono stati 1.569.628. Per Maurizio Martina hanno votato in 345.318 persone pari al 22% del totale; per Nicola Zingaretti hanno votato 1.035.955 persone pari a 66%; per Roberto Giachetti 188.355 persone, il 12%.

In virtù di questi dati, l’assemblea nazionale sarà composta con 451 donne e 549 uomini. Sono 119 i delegati per Roberto Giachetti, pari all’11,9% dell’assemblea; 228 i delegati per Maurizio Martina, pari al 22,8%; 653 delegati per Nicola Zingaretti, pari al 65,30%.

“Non è in gioco solo il governo ma le fondamenta irrinunciabili della nostra comunità politica. Ci sono dei segnali in una situazione drammaticamente nuova. E ovviamente siamo solo all’inizio di qualcosa che noi ora dovremmo rendere più grande. Sono convinto che la situazione sta cominciando di nuovo a muoversi”. Questa l’apertura del discorso del nuovo segretario del PD, Nicola Zingaretti, di fronte all’Assemblea nazionale riunita all’Ergife.

“Il paese – ha aggiunto – è bloccato e sta decadendo. Il Pil è fermo. E nel prossimo autunno ci sarà bisogno di una manovra di decine di miliardi di euro e sarà drammatica”, ha detto ancora.

“Su tutte le questioni più urgenti abbiamo un governo che pronuncia solo degli imbarazzanti ‘ni’ con un fraseologia tipica della prima repubblica. L’Italia è un grande Paese che non si governa con i ‘ni’, no si governa con l’immobilismo. Così l’Italia galleggia malamente, con la prospettiva di affondare presto se non si fa qualcosa”.

E aggiunge: “Molti fuggono dall’Italia, giovani e non solo. Fuggono capitali, il capitale umano formato nelle nostre università che non vede possibilità di costruire qui una vita degna. Dobbiamo sapere leggere il salto di qualità di questo tornante della storia repubblicana. Non è in atto uno scontro dentro le regole della democrazia liberale. Il salto di qualità è nella rimessa in discussione stessa della democrazia liberale come il luogo in cui la politica deve agire”.

Zingaretti ha poi disegnato il nuovo percorso del partito: “Prima di tutto dobbiamo cambiare tutti noi, occorre un partito diverso, più aperto, più inclusivo, realmente democratico, in grado di essere percepito come amico di chi parla con noi”. Un partito che “sia capace di fare autocritica e che guardi alla sofferenza” della società.

E per questo, aggiunge “Dobbiamo rimettere al centro la persona umana”, citando l’esempio dei giovani ecologisti ‘Fridays for Future’ scesi in piazza.

“Serve un partito che non sia lontano dalle persone, anche se “questa lontananza a volte è stata assolutamente evidente. Eravamo in cima a una montagna e abbiamo perso di vista la quotidianità”.

“Mai più lontani dalla vita”, ha aggiunto.

“Negli ultimi 20 anni non abbiamo percepito che un becero liberismo ha ripreso le redini dello sviluppo: ci vuole più riformismo per affrontare il futuro, per migliorare la vita delle persone, di questo ne abbiamo un immenso bisogno e lo faremo, accidenti se lo faremo”. “E’ indispensabile rimettere al centro della nostra politica la giustizia sociale”, ha aggiunto, perché “la lotta alla povertà è la condizione per stare meglio tutti”.
Zingaretti ha poi lanciato la proposta di una “quota 10 sulla sanità: aumentare di almeno 10 miliardi del budget e l’assunzione di 100mila operatori sanitari nella sanità pubblica italiana”.

Ha ricordato “l’umanesimo integrale di Antonio Gramsci e Aldo Moro, “che a partire dai suoi scritti giovanili ci esortava. Noi non dobbiamo neppure lambire una politica lontana dalla vita. Ecco la storia dalla quale non ci vogliamo allontanare”.

Il Partito Democratico “non deve essere monocorde”, deve essere “un partito delle differenze” che provi ad essere “in sintonia con chi è fuori dal partito”.

Il segretario chiede di superare “l’esasperato correntismo. Dobbiamo cambiare cultura politica e organizzazione. Provare ad abbattere almeno per un periodo l’idea di un partito fatto di tanti ‘io’ e provare ad essere un partito del ‘noi'”, spiega.

“Il Pd – aggiunge- non è una bad company. Noi possiamo cominciare da subito: per questo proverò nei prossimi giorni a costruire forum tematici accanto ai dipartimenti. Un partito nuovo con uno nuovo statuto che dovremo scrivere insieme”.

“Proporrò nei prossimi giorni di costruire forum tematici accanto ai dipartimenti, con l’alternanza uomo-donna nelle responsabilità”.

“Servono luoghi vivi, ci doteremo di una room data, una nuova piattaforma per costruire accanto alle strutture territoriali, le strutture del web, per aumentare la democrazia interna e il coinvolgimento delle persone”, ha aggiunto. “Dobbiamo tenere viva l’intelaiatura delle democrazia italiana. E poi un nuovo protagonismo dei giovani, dentro il partito e fuori: la protesta delle ragazze e dei ragazzi in tutta europa sul clima e’ un tema fondamentale. Non dobbiamo avere paura di averli vicino. E a tutti i ragazzi e le ragazze che sono nel Pd dico un enorme grazie per come avete resistito, per come avete combattuto. Grazie, perché so quanto è stato difficile per tutti voi”.

E sottolinea con passione: “Abbiamo bisogno di un protagonismo delle donne, già da domani e nelle prossime settimane avvierò le procedure per ricostituire la Conferenza nazionale delle donne democratiche“.

Sulla presenza del PD in Europa: “La nostra collocazione in Europa sarà nel gruppo dei Socialisti e dei democratici grazie alla scelta che ha fatto Matteo Renzi“.

Raccogliamo l’appello lanciato da Romano Prodi per fare del 21 marzo una grande giornata di mobilitazione per l’Europa, esponendo le bandiere. L’Europa si salva se cambia”,

E conclude: “Il mio primo atto da segretario sarà di portare una corona a Porta san Paolo dove è iniziata la resistenza romana. E domani in Basilicata a lottare per vincere in quella regione”.

L’assemblea ha poi eletto Paolo Gentiloni presidente dell’assemblea nazionale con la maggioranza assoluta dei voti, nessun voto contrario e 86 gli astenuti.

Anna Ascani e Deborah Serracchiani sono state nominate da Paolo Gentiloni vicepresidenti del Partito Democratico.

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