“Volevamo braccia, sono arrivati uomini“. A partire da questa frase ieri abbiamo discusso di Italia e di quanto l’immigrazione sia un fattore di crescita per il Paese, concordando su come sia cambiata diventando strutturale. Oltre 5 milioni di donne e uomini, spesso qualificati, che rendono l’italia più ricca culturalmente, socialmente ed economicamente. Una premessa che deve impegnare la politica e le istituzioni a promuovere politiche che affermino una idea di cittadinanza inclusiva e plurale. È emersa la necessità – riconosciuta da tutti – di avere un nuovo testo unico sull’immigrazione. Una legge che superi la Bossi-Fini e che finalmente riconosca questo cambiamento da anni in atto nella nostra società. Un intervento necessario che va accompagnato da politiche welfaristiche capaci di promuovere coesione sociale.
Questa è emersa come priorità, senza però dimenticare l’impegno a superare rapidamente i decreti “insicurezza” e a riprendere il cammino della legge sullo Ius Soli, ius culturae. Provvedimenti di civiltà che faranno bene a tutto il Paese, rendendolo più forte ed europeo. La UE spesso evocata come riferimento imprescindibile per le politiche di cooperazione e di sviluppo. Una scala di intervento – quello europeo – indispensabile per affrontare in modo strategico il tema delle migrazione forzate, senza rincorrere posizioni securitarie. Posizioni irresponsabili basate su di una percezione del fenomeno – spesso lontana dalla realtà – che alimenta preoccupazioni infondate e discussioni stereotipate.
Una bella discussione che ha confermato la necessità di rivederci presto e con continuità.
Riprendendo un metodo di lavoro che ha il confronto nel merito come tratto essenziale, con l’obiettivo di trovare soluzioni e fare proposte. Una “ricetta antica” forse ma che ancora oggi risulta essere la più efficace.
Grazie a Selly Kane, Silvia Stilli, Matteo Ricci, Matteo Mauri e Pietro Bartolo per i loro contribuito e per l’approccio diretto al tema.
Credo che ieri sia stato un buon inizio per il lungo cammino in comune che ci aspetta.
Marco Pacciotti, responsabile Immigrazione del PD