«Abbiamo assistito a una scena inquietante, mai vista. La stanza dell’Ufficio di presidenza, dove eravamo riuniti, aperta con la forza da decine di deputati del M5S, carichi di rabbia. Hanno sfondato il cordone, gli assistenti parlamentari scossi, qualcuno si è fatto male. Una situazione violenta, davvero brutta».
Marina Sereni vicepresidente della Camera, è l’autrice della miniriforma del vitalizi passata ieri, finita nel mirino delle contestazioni, a fine giornata appare provata.
Le hanno urlato vergogna seguendola dentro il Palazzo.
«Scene mai viste. A parte me, un episodio grave per l’istituzione. L’Ufficio di presidenza è un organismo di garanzia ed è stato aggredito, violato. Per non dire dei gruppi parlamentari ai quali è stata negato il diritto di parola perché la seduta d’Aula in cui si svolgeva il question time in diretta tv è stata chiusa e rinviata. Tira una brutta aria».
Vi accusano di aver voluto mantenere un privilegio.
«È l’esatto contrario. Loro volevano cancellare i vitalizi che non esistono più dal 2012, quando sono stati già trasformati in pensioni col sistema contributivo con tanto di slittamento dell’età pensionabile ai 60-65 anni. Noi, al contrario, abbiamo fatto quel che non era mai avvenuto».
Ovvero?
«Abbiamo messo mano ai diritti acquisiti degli ex parlamentari sicuramente non facendo loro un favore e abbiamo ricavato risparmi per 2,4 milioni l’anno, con un contributo di solidarietà a scaglioni crescenti. Ben più incisivo del precedente. La differenza tra noi e loro è questa: loro avrebbero voluto intervenire sul futuro, noi abbiamo tagliato i vitalizi degli “ex” ».
Tagliato ma quanto?
«Per essere chiari. Chi percepiva oltre 100 mila euro lordi, con parecchie legislature alle spalle, d’ora in poi ne restituirà circa 17 mila euro netti. Altro che manienere privilegi».
Si poteva fare di più, è l’accusa: equipararvi agli altri lavoratori.
«Ma avviene già dal 2012: i parlamentari percepiranno una pensione a 65 anni in base ai con- tributi versati. Il nostro è stato un intervento straordinario, piuttosto, dettato dalla straordinarietà del contesto: la crisi economica, quella della politica, la necessità di redistribuire risorse. Noi lo faremo intanto con 2,4 milioni. La loro operazione sarebbe stata di pura propaganda ma a rendiconto zero per lo Stato».
Ci saranno sanzioni per gli incidenti?
«Deciderà l’Ufficio di presidenza. Di certo, il Parlamento non si farà intimidire».