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Vecchi: Ora serve uno scatto di volontà

Onorevole Vecchi, grazie per la sua disponibilità. A quanto pare il mondo della politica italiana non apprezza molto il lavoro di Gente d’Italia.

Caro Porpiglia, mi permetta, innanzitutto, di ringraziarla per quanto Lei e “Gente d’Italia” sta facendo, da parecchi decenni. Io sono convinto che il ruolo di una Testata come quella che Lei dirige sia, certamente, quello di “informare” i nostri connazionali che vivono e lavorano fuori dall’Italia. Ma credo anche che la stampa libera – categoria nella quale voi potete con orgoglio annoverarvi – abbia il compito di stimolare, criticare e “pungolare” coloro che sono chiamati a governare, auspicabilmente, nell’interesse di tutti. Rivolgere “domande”, anche scomode, a politici e diplomatici fa parte del vostro lavoro; a noi l’onere (e l’onore) di rispondere. Penso che una stampa “addomesticata” non serva a nessuno. Peraltro, per servire le Comunità italiane nel Mondo, occorre ricordare costantemente, prima di tutto alla classe politica, quanto molto ci sia ancora da fare per valorizzare onestamente ed efficacemente i milioni di connazionali all’estero. Quindi grazie anche per le critiche e i suggerimenti, che sono il sale della politica democratica.

Lei ritiene che l’Italia si sia fatta carico dei problemi dei suoi cittadini che vivono all’estero?

L’Italia è stato uno dei Paesi che, prima e, per lungo tempo, più di tutti gli altri, ha pagato lo scotto del Covid-19. Oggi non siamo più in emergenza sanitaria – anche se la vigilanza e la precauzione sono ancora indispensabili – ma per quasi tre mesi i 60 milioni di italiani, per la prima volta nella loro storia, hanno dovuto chiudersi in casa, rifuggire i contatti con le altre persone, rinunciare a lavoro, reddito e socialità. Beh, chiudersi in casa quasi tutti. Perché grazie a coloro che hanno potuto e dovuto continuare a lavorare – spesso a rischio della propria incolumità – l’Italia ha combattuto, resistito e permesso a tutti noi, oggi, di ricominciare a respirare. Sarebbe stato “normale” che, in queste condizioni, il Paese avesse pensato solo a se stesso. Ma così non è stato. Sono consapevole che, per chi vive all’estero, vi sia sempre la sensazione di essere “dimenticato”. E sono consapevole anche dei disagi e, a volte, dei veri e propri drammi vissuti all’interno delle nostre Comunità. E delle insufficienze. Però, con una lavoro spesso difficile e silenzioso, quando quasi tutte le frontiere e quasi tutti gli aeroporti del mondo erano chiusi, oltre 100.000 italiani sono stati fatti rientrare in Patria (e l’impegno continua). Come sempre, si poteva fare di più e meglio. Però tanto è stato fatto. Milioni di Euro sono stati stanziati – da un’Italia “con le ossa rotte” – per garantire un minimo di assistenza ai connazionali indigenti. Una rete di solidarietà si è messa in moto. E, nella attuale situazione, vigileremo affinché siano evitati o ridotti al minimo i disagi legati ad eventuali “quarantene” per coloro che provengono da Paesi considerati “a rischio”. Siamo orgogliosi delle tante iniziative fatte, spesso per iniziativa spontanea dei nostri concittadini, della rete dei COMITES, delle associazioni e, mi permetta di dirlo, anche dal Partito Democratico.

Come si è mosso il Partito Democratico, nel quale Lei è il responsabile per gli italiani all’estero?

Il PD è l’unico partito italiano (e tra i pochi nel mondo) ad avere da sempre sviluppato una rete composta dai propri circoli (oltre 120 con più di 5.000 iscritti), dai rapporti e la partecipazione nell’associazionismo e nelle rappresentanze, dalla radicata presenza nella vita delle comunità italiane. In questo periodo la rete dei nostri circoli ha prodotto una intensa attività di solidarietà (sottoscrizioni per ospedali italiani, aiuto ai nostri concittadini in difficoltà, ecc) ed anche di informazione, di confronto, di dibattito politico e culturale. Più in generale vi è stata, in questi mesi, una mobilitazione di tante parti delle nostre comunità nel mondo per aiutare l’Italia e gli italiani. Si è posta, nel contempo, la necessità di dare, da un lato, sostegno ai nostri connazionali in difficoltà e, dall’altro di far fare un salto di qualità all’investimento sui residenti all’estero per favorire il rilancio del nostro Paese. E’ per questo che, oltre alle iniziative dei nostri militanti, abbiamo cercato di delineare una strategia di intervento da parte del Governo.

In quale modo?

Sappiamo bene che in questi difficili settimane, la crisi sanitaria ed economico-sociale ha colpito – con intensità diverse – l’insieme del nostro Pianeta. Tutte le comunità italiane stanno soffrendo le conseguenze di una pandemia destinata a cambiare – in modi ancora difficilmente prevedibili – il volto del mondo sinora conosciuto. Con il Decreto “Cura Italia”, grazie all’iniziativa parlamentare di PD e maggioranza, si sono già stanziati 5 milioni di euro aggiuntivi per l’assistenza e l’emergenza.

E ora?

Ora il “PD Mondo” sta lavorando con Governo e Gruppi parlamentari affinché, anche nel Decreto per il Rilancio, vi siano alcune misure strategiche. Innanzitutto il sostegno a chi è costretto a rientrare in Italia, avendo perso il lavoro all’estero. Oltre agli strumenti già esistenti abbiamo chiesto ed ottenuto che non vi siano ostacoli (come invece è stato per il reddito di cittadinanza) all’accesso al “reddito di emergenza” per i rimpatriati che rientrino nei criteri già definiti per i residenti in Italia. Proprio ieri il Partito Democratico ha presentato un “pacchetto” di emendamenti al Decreto “Rilancio” – che sarà nei prossimi giorni in discussione alla Camera – a favore dei cittadini e delle comunità italiane nel mondo. Tra i provvedimenti proposti vi sono misure per l’assistenza ai connazionali colpiti dalle conseguenze del Coronavirus, per il sostegno agli enti di istruzione italiani nel mondo, per velocizzare la formazione delle graduatorie e la destinazione all’estero del personale scolastico, per favorire il turismo “di ritorno” in Italia, per il sostegno alla rete delle Camere di Commercio e per agevolare – con opportune misure fiscali – gli interventi sul patrimonio edilizio dei residenti fuori dal nostro Paese. Particolare importanza ha la nostra richiesta di estendere i benefici previsti per gli interventi di ristrutturazione del patrimonio edilizio privato anche agli edifici di proprietà dei residenti all’estero. Sappiamo bene che, a causa della difficile situazione finanziaria del nostro Paese, non tutti gli interventi proposti potranno essere realizzati immediatamente ma riteniamo doveroso e utile in termini generali che rientrino nella discussione e nell’agenda politica del Paese.

Tutto ciò nella situazione attuale. Ma non ci si deve occupare dell’Italia nel mondo solo quando c’è una crisi, non le pare?

Certamente! Gli oltre sei milioni di cittadini italiani che vivono, lavorano, studiano all’estero – ed altri milioni di discendenti di italiani – rappresentano non solo una straordinaria realtà di intelligenze ed esperienze ma sono anche una risorsa politica, culturale ed economica che deve essere pienamente valorizzata come parte essenziale del nostro Sistema Paese. La tutela dei cittadini delle comunità all’estero, la loro promozione e la qualità dei servizi e dei diritti di cittadinanza loro offerti e garantiti devono essere i tre pilastri di una rinnovata proposta politica per gli Italiani nel mondo. In molti casi la piena integrazione nei Paesi di residenza, obiettivo per cui occorre continuare ad impegnarsi, si accompagna all’espressione della volontà di essere parte attiva della società italiana e della costruzione del suo futuro. Ciò riguarda anche quelle migliaia di giovani che, in forme anche diverse dal passato, hanno rappresentato una parte rilevante dei flussi migratori degli ultimi anni. In questo quadro la riforma e il rafforzamento degli strumenti di partecipazione e di rappresentanza – sia la rete dei Comites che la fitta rete di associazioni ed enti di promozione -, lo sviluppo della promozione della lingua e della cultura italiane, la modernizzazione degli strumenti per l’internazionalizzazione delle imprese, la valorizzazione degli operatori del mondo delle professioni, della ricerca e dell’innovazione, possono essere parte importante di quella visione strategica internazionale di cui l’Italia ha sempre più urgente bisogno.

Quindi lei è soddisfatto di quanto si sta facendo?

Per nulla! Sono contento per il poco che siamo riusciti a fare ma penso che non basti. Lo dico sinceramente: negli ultimi anni il tema dell’ “Italia fuori dall’Italia” è diventato marginale nell’agenda politica italiana. Me ne rammarico ma è così. Serve uno scatto di volontà e di consapevolezza politica. E’ nell’interesse di tutto il nostro Paese. La mia soddisfazione sta nel vedere che persone – magari da tanti anni all’estero o che non hanno mai vissuto in Italia – vedano nel Partito Democratico uno strumento utile per promuove equità, giustizia e cittadinanza. Per quanto mi riguarda è un impegno che ritengo valga la pena perseguire con tenacia.

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