“L’Udu sta facendo una battaglia importante, una battaglia non propagandistica, una battaglia costruita sulla conoscenza, sullo studio, sull’approfondimento e, checché ne dica la presidente Meloni, una battaglia patriottica. Non siete antipatriottici voi che chiedete trasparenza e che i soldi pubblici vengano utilizzati bene, è antipatriottico chi sta disperdendo circa un miliardo di risorse del Pnrr in un clamoroso, e annunciato, fallimento”. Lo ha detto Alfredo D’Attorre, deputato e responsabile Università della segreteria nazionale del Partito democratico, intervenendo alla presentazione del report dell’Udu sugli avanzamenti degli investimenti del Pnrr sulle residenze universitarie, in corso nella sala stampa della Camera.
“Lo abbiamo detto per due anni, c’è stato un drammatico errore di sbaglio di impostazione, si è deciso di puntare tutto sul privato e tra l’altro non un privato diffuso, perché poi- ha sottolineato D’Attorre- un elemento utile di approfondimento sarebbe capire chi sono questi privati e vedremo che si tratta molto spesso di grandi fondi immobiliari esteri che hanno avuto la capacità di entrare in questo mercato. Gli enti pubblici sono stati messi nell’impossibilità di partecipare perché l’esiguità del contributo, il 20% – molto, molto inferiore a quello previsto dalla legge 338 del 2000 che era del 50% o addirittura negli ultimi anni del 75% – di fatto rende gli enti pubblici con le attuali restrizioni di bilancio nell’impossibilità di affrontare una sfida così onerosa. L’unico Comune, 1 su 8mila, che ho visto che ha partecipato, tra l’altro, propone tariffe più da residenza turistica che da residenza universitaria”.
Adesso, ha chiosato il deputato Pd, “chiuderemo probabilmente, se il trend è questo, a un terzo dell’obiettivo. D’altra parte per questo Governo, se si guarda il complesso delle politiche in materia di università, gli unici beneficiari sono alcuni ben individuabili interessi privati, fondi immobiliari in questo caso o, se pensate alla politica universitaria in senso più ampio, le università telematiche private con i loro proprietari. D’altra parte c’è un nesso tra questo indebolimento delle politiche del diritto allo studio e la deregulation che il Governo sta facendo a favore delle università telematiche private. Non vi do la possibilità di studiare, chi non ha una famiglia benestante privata si collegherà e si prenderà una laurea telematica”.