Il cambio di paradigma della politica internazionale è nella premessa della crisi russoucraina, secondo Lia Quartapelle. «Putin diceva che il problema era l’ingresso di Kiev nella Nato, ma in realtà la “minaccia mortale”, per Putin, è la possibilità che i russi vedano il popolo ucraino vivere nella libertà, nella democrazia e nella crescita. La Russia si è chiamata fuori da un sistema di valori. E noi dobbiamo dire basta alla tolleranza verso le autarchie», dice la deputata e responsabile Esteri del Partito democratico. Torna la battaglia di civiltà? Si prenda atto della realtà. E la realtà è che per affrontare la sfida di Putin bisogna farsi carico anche delle conseguenze svantaggiose. Sarà impossibile difendere i nostri interessi se non sapremo difendere i nostri valori e principi. So che questo ragionamento è meno in linea con quello che si fa usualmente nella nostra politica estera, però il punto di partenza dell’Italia deve essere la consapevolezza di una vicenda molto più ampia degli svantaggi economici delle sanzioni.
Putin attacca un sistema di valori. E anche l’Italia può fare di più. Varare sanzioni ad hoc? Può stringere sugli oligarchi. Sulla politica dei visti. Può chiedere trasparenza agli italiani impegnati nei board di società russe. E la nostra ambasciata a Mosca non può procedere business as usual. Le nostre relazioni devono essere strettamente governate da valutazioni politiche, e solo a determinate condizioni politiche si può parlare di affari. Quanto accaduto non consente di avere due binari separati, la politica da una parte e dall’altra gli affari che corrono come al solito. La libertà non ha prezzo e non dobbiamo svenderla.
Così Lia Quartapelle , Responsabile PD per Europa, Affari internazionali e Cooperazione allo sviluppo in un’intervista tratta dall’Avvenire