“Dopo l’affondo della Lega sull’espulsione dei diplomatici russi, ci aspettiamo un chiarimento in maggioranza e siamo convinti che arriverà”.
Lo dice Enrico Borghi, responsabile Sicurezza del PD, a ‘la Repubblica’. “Pensiamo sia giunta l’ora che Salvini abbandoni ogni ambiguità sui suoi rapporti con Putin. Anche fra i suoi, del resto, mi pare stiano finalmente affiorando delle prese di distanza”, spiega il deputato del PD aggiungendo: “Noi vogliamo tenere l’esecutivo al riparo da questi scossoni. Ma non possiamo ignorare che ci sono una serie di questioni, relative al rapporto tra Salvini e Putin, che vanno chiarite.
Il suo silenzio sull’orrore di Bucha è preoccupante ed eloquente insieme. Come il no all’embargo del gas russo. Senza dimenticare la rincorsa a salutare Orban come campione del sovranismo europeo”.
Per Borghi, Salvini “deve dire una volta per tutte da che parte sta. Se con le ragioni europeiste e atlantiste che ispirano l’azione di Draghi, o con la peggiore destra sovranista che ha nel dittatore di Mosca il suo faro. Le due cose non sono conciliabili, specie dopo l’invasione e i massacri in Ucraina” perché i sovranisti “rischiano di indebolire il Paese sul piano dell’affidabilità. Mi chiedo quale sia stata la reazione dei nostri alleati alla lettura delle dichiarazioni leghiste sulle spie russe. Il 24 febbraio è stato uno spartiacque: o si sta di qua, con le democrazie liberali, o si sta di là con le autocrazie illiberali”.