“Quello degli americani è stato un voto contro le elites. Con Sanders non sarebbe accaduto. Sanders adombrava una rottura di sistema, non con il populismo ma con un programma”, e tuttavia “non so proprio se avrebbe potuto fermare la paura che è alla base del successo di Trump”.
Così l’ex premier Romano Prodi in un’intervista al Mattino.
“Trump è stato rassicurante dopo il voto e keynesiano in economia. Il che suggerisce: attenzione a trarre conclusioni affrettate”, dice Prodi.
“Se Trump mettesse in atto le politiche minacciate in campagna elettorale – tasse, muri, espulsioni, fine della Nato – certo che si tornerebbe indietro. Ma, dico io, calma e gesso, vediamo prima quali sono le sue mosse. Occorre un po’ di tempo prima di mettere a fuoco previsioni fondate. Per ora possiamo solo ribadire che hanno vinto la paura e l’insicurezza”.
L’esito del voto è “una lezione che conferma quanto vado dicendo da tempo: avanza un populismo nuovo, non più solo di destra ma globale, alimentato dagli stessi nutrimenti in Usa e in Europa. Ad incrementarlo – osserva Prodi – contribuisce un’involuzione delle nostre società su questioni come la distribuzione del reddito, l’insicurezza di fronte alle immigrazioni non gestite in modo appropriato, i salari e il lavoro precari o inesistenti, il terrorismo, la finanziarizzazione dell’economia, la globalizzazione affrettata. Tutto ciò rende i sistemi democratici più fragili e vulnerabili di fronte a populismi alla Trump”.
Conclude Prodi: “E’ un populista dello stesso stampo degli altri europei, quindi è chiaro che quelli come lui gioiscano facendo a gara a mandargli le felicitazioni”.