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Tonini: “In finanziaria 2018 sulle politiche per la famiglia va fatto di più”

«Non è un mercato o uno scambio. Qui siamo nell’ordine delle priorità. E lo choc demografico impone a tutti i partiti di guardare la realtà. Senza un intervento sulla famiglia, per l’Italia è la fine». Giorgio Tonini, Pd, presidente della commissione Bilancio del Senato, è preoccupato per la scomparsa del bonus bebè, ma non vuole ragionare in termini di trattative con Ap e sinistra per ottenere una seria politica per la famiglia».
 
Pensa che qualcosa possa rientrare?
 
«Qualcosa deve rientrare, senza toccare i saldi. In questa manovra il punto più debole è proprio quello sulla famiglia e la maternità. Siamo un Paese in choc demografico e ignorare questo aspetto non si può».
 
Cosa pensa abbia portato a questo cambio di passo?
 
«Finora abbiamo ragionato in termini di pareggio di bilancio e flessibilità e abbiamo visto i frutti. Ma restano tre emergenze nel Paese. L’occupazione giovanile: e in questa manovra c’è un intervento significativo. La povertà: è stato previsto uno strumento di contrasto universale. Ma sul versante delle politiche familiari la manovra fa un passo indietro».
 
Hanno ragione Ap e “cattodem”?
 
«Non è una denuncia strumentale, ma un dato oggettivo. Ora il Parlamento ha una quota di risorse a disposizione. Vogliamo disperdere questo margine in mille rivoli o concentrarlo su un’emergenza del Paese? Tra l’altro anche la tenuta del sistema previdenziale dipende dalla ripresa delle nascite, come prevede il sistema della Fornero».
 
E il capitolo pensioni?
 
«Mettere altre risorse sulla questione 67 anni sarebbe assurdo. Il meccanismo tecnico non può essere oggetto di dibattito politico. Altra cosa è dire che ci sono mestieri che possono entrare nella deroga dell’Ape sociale».
 
Ma la sinistra vuole la sua parte sulla legge di Bilancio
 
«La coperta è corta. Si vogliono mettere soldi sulle pensioni, facendo “parti uguali tra diseguali”? È ingiusto. Puntare sulla famiglia significa anche puntare sulle pensioni».
 
Pensa che cosìAp sarebbe meno ostile alla legge sulla cittadinanza?
 
«Il buco nella manovra c’è e si vede. Ma lo ius culturae è necessario, se vogliamo compensare lo choc demografico. La legge sarebbe una fortissima misura di prevenzione».
 
La scuola italiana è pronta?
 
«Una delle cose che la scuola fa meglio in Italia è l’integrazione. Dopo la manovra si faccia la legge sulla cittadinanza, vediamo se con correzioni».
 
Senza fiducia?
 
«Se si vuole si fa anche con le correzioni, ragionando con il presidente della Repubblica sulla data dello scioglimento delle Camere».

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