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Tinagli: “Scuola, formazione, riforme, ecco una ripresa di qualità”

“Tutti riconoscono che nei prossimi anni avremo ancora bisogno di sostenere gli investimenti pubblici per supportare la ripresa e completare le transizioni ecologica e digitale. Per alcuni Paesi la parola golden ru le è problematica, magari troveremo altre declinazioni, però è necessario trovare lo spazio per alcune tipologie di investimenti”.

 

Così Irene Tinagli, presidente della commissione Problemi economici del Parlamento Ue e vicesegretaria vicaria del PD, in un’intervista per il Corriere della Sera (LìEconomia).

 

“Come ha detto più volte il commissario Gentiloni servono regole realistiche. Prima si inizia a ragionare su queste modifiche meglio è per dare agli Stati un po’ di certezza”.

 

Fondi del Next Generation Eu

“Il Recovery Fund è la miccia anche se molto corposa ma poi dobbiamo fare attenzione a continuare ad alimentare questo fuoco, questa crescita. Dobbiamo continuare a sostenere gli investimenti ma anche cominciare a vedere le riforme in Italia e in Europa con occhio diverso: non servono per tagliare la spesa ma sono un modo per far funzionare meglio il motore e crescere di più”.

 

L’Italia è penultima nell’Ue per numero di laureati. “Si tratta di una situazione, quella delle professionalità che non si trovano, impellente per l’Italia ma che sta emergendo anche in altri Paesi. Nel momento in cui si fanno investimenti nuovi che cambiano completamente i processi produttivi succede che servano competenze tecniche che magari non sono ancora pronte”.

Investire nella Formazione

“E necessario cambiare i nostri sistemi educativi e allineare gli investimenti in infrastrutture a quelli in capitale umano e istruzione. Il Partito Democratico è riuscito ad avere 1,5 miliardi nel Pnrr per gli istituti tecnici, oltre a risorse importanti per le residenze universitarie. Servono poi interventi per aiutare il sistema produttivo a crescere perché i giovani si laureano quando pensano che serva davvero. Oltre a rimuovere le barriere allo studio, bisogna rimuovere quelle alle opportunità che vengono dopo i titoli di studio”.

 

 

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