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Timmermans: “Se Roma si tira indietro l’Europa può implodere. I populisti? Solo rumore”

Ambientalista e femminista, questo è Frans Timmermans, il vicepresidente della Commissione Europea, il braccio destro di Juncker, il candidato a guidare lo schieramento dei socialisti europei, l’olandese cosmopolita che parla italiano, tedesco francese e spagnolo. «Ma come, il Paese più bello del mondo sta dando il via libera ai condoni edilizi, davvero?», ha esordito ieri all’Assemblea Nazionale del Pd a Roma, dove ha partecipato alla mattinata dei lavori, non senza ringraziare Paolo Gentiloni e Maurizio Martina per il loro impegno.

 

Frans Timmermanns, l’Italia è a un passo dalla procedura d’infrazione. Può tracciare uno scenario delle conseguenze?

«In questo momento posso dire due cose: la prima è che come Commissione faremo ciò che dobbiamo fare, siamo l’arbitro, e ci comporteremo di conseguenza. Seconda cosa: tutti i diciotto stati membri dell’Eurogruppo sono uniti e hanno la stesOrban e Salvini erano amici finché non hanno cominciato a parlare di immigrazione sa posizione della Commissione, penso che l’unica soluzione sia nel dialogo, per l’Italia e gli italiani».

 

Macron e Merkel hanno gettato le basi per un patto sui conti pubblici: chi non lo rispetta non accede ai fondi. Se lei fosse italiano come si sentirebbe?

«Abbiamo assolutamente bisogno dell’Unione bancaria e dobbiamo creare un’Unione monetaria più ampia e più forte, ma immaginiamo di essere in un club: tutti devono rispettare le stesse regole. Non commento i progetti tedeschi e francesi, ma parliamo di regole, se non ci piacciono cambiamole, ma pensare di creare un’Unione monetaria più ampia ignorandole non è accettabile».

 

In vista del voto europeo, pensate che abbia senso coinvolgere i partiti populisti in alleanze o larghe intese?

«Il problema è che in Europa i populisti fanno molto rumore, lavorano con gli insulti, non sono d’accordo su niente, neanche tra loro. Non avranno mai la maggioranza in Europa. Hanno bisogno di nemici, non di amici. Abbiamo visto cosa è successo tra Orban, Strache e Salvini, erano amici finché non hanno cominciato a parlare di immigrazione. I nostri cittadini sono delusi, preoccupati, arrabbiati, ma non sono stupidi».

 

Troppe discussioni sulle misure dei cetriolini e poche sui grandi temi non aiutano l’Europa, non crede?

«Quando la crisi è stata dura, l’Europa ha sempre trovato le risposte: lo abbiamo visto nella crisi bancaria, nella crisi greca, anche in quella migratoria, dove i numeri si sono ridotti drasticamente anche grazie a politici come Marco Minniti. Se non siamo solidali non troveremo soluzioni che vanno bene per ciascuno».

 

Un esempio di progetto a lungo termine?

«Dobbiamo trovare una strategia sostenibile per l’Africa, che duri anche 20 o 30 anni. Né i cinesi né gli americani lo faranno, dobbiamo farlo noi».

 

Sono in molti a ripetere che “non si decide in 28 o 27”. Vede un futuro per l’Europa a due velocità?

«E l’Italia sarebbe nella seconda velocità? Ma quale italiano vorrebbe essere nel secondo gruppo? Un’Europa senza l’Italia non esiste, e senza arroganza dico che l’Europa è essenziale anche per gli italiani».

 

Theresa May sta faticando molto a far accettare l’accordo con Bruxelles per un’uscita soft dante. Cosa prevede nel caso di un “no deal”?

«Siamo pronti a tutti gli scenari, pensiamo che questo accordo possa funzionare, aspettiamo la decisione dei britannici, ma siamo preparati anche a gestire il “no deal”».

 

Chi non è femminista non è di sinistra, ha detto in Assemblea. Saranno dunque molte le donne nel Pse?

«Mi sento molto ispirato da Pedro Sanchez, che non ha parlato di quote, ma ha agito. Quando si propongono le quote, il rischio è che le donne presenti intorno a un tavolo siano considerate, appunto, “in quota”. Io non faccio promesse sulle quote ma vi stupirò… e poi una cosa: il femminismo ha bisogno di uomini, bisogna lavorare sul gap salariale, e contrastare chi si richiama al passato. Mia mamma ha abbandonato il lavoro il giorno in cui si è sposata, lo prevedeva una legge olandese del ’59. E questo il passato che vogliamo indietro?».

 

Quali saranno le vostre parole chiave in questa campagna elettorale?

«Il mondo intero parla dell’Europa, il mondo ci guarda con ammirazione. Possiamo cambiare l’Europa con grande velocità, guardiamo cosa ha fatto la Spagna dopo un semplice cambio di governo. L’ambiente sarà il grande tema, abbiamo avanzato la proposta sul bando della plastica non biodegradabile, sarebbe una rivoluzione, ecco un modo per cominciare».

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