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È tempo di rimettersi in cammino come comunità

L’Assemblea nazionale del PD ha approvato con 481 voti a favore, 2 astenuti e 10 contrari, la relazione del segretario Matteo Renzi.

 

 

“Si chiude il 2016, che per certi versi è stato un anno straordinario per gli eventi internazionali: l’elezione di Trump, segnerà la storia dei prossimi anni, ha vinto la Brexit, poi abbiamo perso il referendum, ho perso, e anche questo ha segnato il dibattito europeo”. Così il segretario Matteo Renzi, aprendo l’Assemblea nazionale del Partito democratico.

 

“Non abbiamo perso, abbiamo straperso. Punto”, ha aggiunto Renzi riferendosi alla sconfitta al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre.

“Il fatto che si sia detto un no molto forte al referendum non impedisce la possibilità di fare le riforme in futuro. Sono passati 15 giorni, aspetteremo gli altri 5 mesi per vedere se chi ha promesso una riforma in 6 mesi la farà”.

 

Proseguendol’analisi del voto referendario: “Abbiamo perso nelle periferie. Non iniziamo con il disagio sociale perché sono trent’anni che questa classe politica fa gli stessi discorsi sulle periferie e ci si ricordi delle percentuali che venivano prese quando si prendeva la metà dei voti che si prende ora, “e nelle periferie c’è anche il ceto medio. Non si tratta di ricchi o poveri.

E’ una parte del Paese più a rischio di populismo. Non è un problema di casta ma l’assenza di un senso di comunità .

E’ la linea che nelle periferie, tenute molto meglio di tante altre periferie europee, il senso di una comunità che si sfalda ha creato disaffezione e distanza rispetto alla politica tradizionale”, ha aggiunto Renzi.

 

“Se i 19 milioni di no sono un voto politico, non è che gli altri 13 milioni di sì sono solo quelli dei giovani costituzionalisti appassionati dell’abolizione del Cnel. Quei voti sono l’unica speranza per il Paese” .

 

“Noi abbiamo perso sul web, abbiamo totalmente lasciato la parte web nelle mani di chi è in queste ore è sotto gli occhi della comunità internazionale a cominciare dal New York Times per essere diffusore di falsità. Questo è un tema cruciale. Potremmo proporre a M5s la stessa cosa che un candidato democratico disse ai repubblicani: voi la smettete di dire le bugie sul vostro conto e noi la smettiamo di dire la verità sul vostro”.

 

“Abbiamo perso al Sud: il nostro approccio non è stato disinteresse ma abbiamo pensato fosse sufficiente una politica di investimenti senza pensare a un coinvolgimento vero. Ci siamo stati ma abbiamo avuto un approccio troppo centrato sul notabilato e non sulle forze vive della comunità del Sud”. “Aver messo tutte quelle risorse senza essere riusciti a coinvolgere nel modo giusto le persone è stato un errore. Il Cipe ci fa ricostruire una strada, il Ponte una speranza”.

 

“Il punto vero è che la nostra efficienza è stata minore della nostra empatia. Abbiamo fatto bene le slide, ma non abbiamo ascoltato il dolore di chi non ce la faceva. Non sono le perle che fanno la collana, ma il filo. E noi non siamo riusciti a raccontare qual era questo filo”.

 

“Tra il voto delle istituzioni e il voto del popolo non poteva che prevalere il voto del popolo e la ripartenza deve essere molto seria e che faccia tesoro di quanto accaduto”.

 

“Non è facile lasciare, gli scatoloni li ho fatti di notte per non farmi vedere ma quando sono uscito da Palazzo Chigi e i colleghi stavano entrando per il consiglio dei Ministri io ho pensato ai miei figli e ho detto: quello che dovevo fare ho cercato di farlo ma la sconfitta fa parte del gioco della politica. Non si può stare in una comunità in cui si dice abbiamo non vinto, quando si perde si riparte dalla sconfitta e non si cerca la rivincita si cerca di imparare.

 

Il leader non si mette al riparo dal vento e offre uno dei suoi come capro espiatorio, il leader dice ‘ho perso’ e vediamo come ripartire. Senza andare a inseguire ritorsioni, vendette e rivendicazioni”.

 

Parlando del Congresso ha ribadito: “Rispetteremo le scadenze statutarie sul Congresso e non faremo rese dei conti. I nostri figli dovranno sapere che staranno in un Paese meno roso dal rancore. I circoli tornino a discutere di ciò che serve all’Italia”.

 

Renzi ha lanciato i prossimi appuntamenti del Partito democratico: “Il 21 dicembre ci troveremo a Roma per riunire il gruppo dei territori con i segretari regionali e provinciali, il 22 gennaio ci sarà una mobilitazione totale di tutti i circoli, il 28 gennaio facciamo il punto, il 24 febbraio tracceremo il percorso di quanto la sinistra deve fare per vedere un’Europa futura non di tecnocrati”.

 

Sulla riforma della legge elettorale ha sottolineato: “Vogliamo giocare l’ultima possibilità di avere un sistema maggioritario o scivoliamo verso il proporzionale? Io vi propongo di andare a guardare le carte in modo esplicito sull’unica proposta che può essere realizzata in tempi brevi: è la proposta che porta il nome del presidente Sergio Mattarella. Io dico andiamo a vedere. Il PD c’è. Lo chiedo a questa Assemblea.

 

In questo momento chi ha paura di votare sono gli altri. Dicono che si deve andare a votare ma ne hanno una paura matta.

Nessuno di noi può permettersi di lasciare agli altri un Paese che ha bisogno di noi. Nessuno può dire agli altri ‘vattene, o scendo qui’. Ti puoi dimettere da premier, non da cittadino”.

 

Il segretario ha concluso il suo intervento citando Neruda: “‘Potranno tagliare tutti i fiori ma non taglieranno la primavera’, viva il PD, viva l’Italia”.

 

 

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