La drastica riduzione delle ore di cassa integrazione avvenuta nei primi 8 mesi del 2015 (-22% CIGO e -27% CIGS), confermata ad agosto e oggi attestata anche dalla CGIL è solo l’ultimo dei segnali di ripartenza dell’economia italiana.
E’ una indicazione particolarmente importante perché, come anche ricorda la CGIL, la cassa integrazione comporta una riduzione della remunerazione effettiva dei lavoratori, pur sostenendoli nei momenti di crisi.
Il ridursi delle ore autorizzate perché i lavoratori tornano appieno al lavoro, è il termometro del recupero dei redditi da lavoro.
E’ importante capire che la ripresa della qualità del lavoro può facilmente essere sottovalutata perché non appare nei dati INPS e ministero del Lavoro sulle comunicazioni obbligatorie, le posizioni contributive o nella indagine sulla forza lavoro su cui ISTAT computa ogni mese tassi di occupazione e disoccupazione.
Eppure l’uscita dalla cassa integrazione per un lavoratore significa spesso un aumento del reddito netto superiore al 20%, un cambiamento di una importanza vitale per chi vive del proprio lavoro.
Con la ripresa dell’economia italiana non è tornata solamente la produzione industriale, torna anche il lavoro in tutte le sue forme: quelle più visibili delle nuove assunzioni e quelle meno appariscenti, ma ugualmente importanti, dei cassaintegrati che tornano a lavorare a tempo pieno. Sono due manifestazioni della stessa ripresa in un Paese che aveva aspettato abbastanza.