I dati SVIMEZ sulla situazione economica del sud sono impressionanti. Abbiamo due paesi opposti, il Nord che cresce a ritmi tedeschi, e il sud che presenta dati economici peggiori della Grecia. Bisogna però partire dalla consapevolezza che tutta l’economia italiana ha avuto in questi anni una contrazione senza precedenti, e come spesso succede sono state le parti più deboli del sistema produttivo a soffrirne maggiormente. Tuttavia, i dati dimostrano che la caduta è stata rallentata, con una lieve ripresa nel 2015 ad esempio del numero di occupati, non catturata dal rapporto SVIMEZ. Questo ci esorta a pensare a come ripartire.
Come vogliamo dare una mano al mezzogiorno? Crediamo che la filosofia dello Stato imprenditore si sia dimostrata fallimentare. Servono delle politiche che facciano emergere le imprese e le energie migliori. Il settore Biomedicale della Puglia e le aziende del software in Calabria devono poter crescere e trainare il territorio circostante. Dobbiamo quindi creare un ambiente favorevole agli investimenti, ad esempio attraverso il sostegno di incentivi generalizzati, come il taglio dell’IRAP, o i 40 interventi a favore delle PMI innovative contenuti nel decreto competitività, che investono un contesto produttivo capillare e diffuso.
Bisogna evitare la logica dell’emergenza e delle misure temporanee, come gli sgravi fiscali proposti da SVIMEZ. Un imprenditore decide di investire in Puglia invece che in Svizzera se vede una prospettiva di lungo termine, che crei occupazione duratura.
Bisogna inoltre ricreare le condizioni istituzionali, sociali e infrastrutturali favorevoli alla crescita. Non dimentichiamoci del piano Delrio, che investe 20 miliardi in opere pubbliche soprattutto al Sud, e dei 9 miliardi di fondi strutturali europei.