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Timmermans: Uscire dalla recessione grazie a massicci investimenti Ue

A due giorni dal cruciale vertice europeo sul rilancio dell’economia devastata dal coronavirus, Frans Timmermans esorta leader come Angela Merkel e Mark Rutte ad «andare di fronte alle loro constituency e dire che è nel loro stesso interesse evitare milioni di disoccupati in Europa e uscire tutti insieme dalla crisi».

 

Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, laburista olandese responsabile del Green Deal, spinge per una soluzione «solidale», che permetta a tutti i Paesi Italia e Spagna comprese di uscire dalla recessione grazie a massicci investimenti Ue. E di evitare «il sacrificio dell’Unione e del mercato interno».

 

Ma chiede trasparenza anche alla politica italiana, in particolare a Salvini e Meloni: «Di questo tipo di politici proprio non mi interesso, dovrebbero smetterla di mistificare e concentrarsi sull’interesse dei cittadini.

 

Il Green Deal sopravvivrà alla pandemia?

«Non solo il Covid-19 non fa sparire l’emergenza climatica, ma rende il nostro compito ancora più complicato. Se dobbiamo mobilitare tutte le risorse esistenti per uscire dalla crisi, dovremo farlo puntando sull’economia sostenibile, altrimenti ci ritroveremo senza i fondi per la conversione economica verde che sarà comunque necessaria».

 

La Spagna ha proposto un piano Ue per la ripresa da1.500 miliardi: è una cifra realistica?

«È la stessa di cui ha parlato Paolo Gentiloni. Il documento spagnolo fa una lucida analisi delle necessità per rispondere alla pandemia, questo non significa che si riuscirà a fare esattamente come suggerisce Madrid, servirà un compromesso».

 

Il governo dei Paesi Bassi non sembra votato al compromesso: da olandese cosa ne pensa?

«La solidarietà è interesse anche dell’Olanda perché se lasciamo cadere un partner sotto il peso della crisi cadremo tutti. Spero che lo capiscano anche il governo Rutte e il ministro Hoekstra».

 

Cosa vuol dire ai governi di centrosinistra di Svezia, Finlandia e Danimarca contrari ai bond?

«Anche a loro è chiara la necessità di agire in modo solidale, ma dobbiamo evitare di polarizzare la discussione sul binomio “si-no” ai coronabond. Serve una enorme somma di denaro e dobbiamo creare una soluzione finanziaria a livello europeo affinché ogni nazione possa accedere agli investimenti».

 

La Commissione sta lavorando a un compromesso: Bruxelles userà il suo bilancio per raccogliere sui mercati mille miliardi da distribuire ai paesi più colpiti dal virus?

«Ho ascoltato con grande attenzione la sua domanda, ma in questo momento non posso rispondere. Il piano sarà presentato giovedì dalla presidente von der Leyen ai leader».

 

A quanto dovrà ammontare il bilancio Ue per poter andare sui mercati?

«Dipende da come sarà usato. L’importante sarà creare una grande capacità di investimento per permettere un accesso ai mercati finanziari e generare i fondi che la Commissione investirà nella ripresa».

 

Come considera l’esigenza di Italia e Spagna di aiuti Ue a fondo perduto per mutualizzare i costi della crisi?

«Concordo con il fatto che questa forma di solidarietà sia necessaria, ma questo non significa che anche gli altri strumenti non vadano usati. Se guardo alla pressione sul sistema sanitario, i soldi messi sul tavolo senza condizioni dal Mes possono essere utili per aiutare i veri eroi di questa crisi, dottori e infermieri. Non usarli sarebbe un peccato».

 

Salvini, Meloni e parte dei 5 Stelle dipingono il Mes come il demonio. Cosa ne pensa?

«Di questo tipo di politici proprio non mi interesso, a me interessa il personale ospedaliero che si è sacrificato a Bergamo e in altre città. Perché dipingere il Mes come il diavolo se il suo intervento è privo di condizionalità? Questi politici mistificano e non servono l’interesse dei cittadini. Dovrebbero smetterla di pensare a un fugace consenso».

 

Esiste il rischio che chi ricorre al Mes una volta esauriti i soldi sia costretto a chiedere un salvataggio vero e proprio?

«Il Mes senza condizionalità in questa situazione è un buono strumento, ma nessuno può credere che sia sufficiente per uscire dalla crisi. Non possiamo permettere che il debito pregresso e la posizione sui mercati condizionino la capacità di risposta alla crisi di un Paese. Queste differenze devono essere livellate dall’Unione e il Mes da solo non è abbastanza per farlo. Serve appunto un piano di investimenti e un compromesso nel dibattito tra sussidi ai governi e prestiti da rimborsare. Devono capirlo anche Merkel, Rutte e i leader di altri paesi: devono andare dalle loro constituency a dire che è nel loro interesse essere solidali con i partner più colpiti perché ci permetterà di uscire tutti insieme e più forti dalla crisi».

 

Si riuscirà a lanciare il piano in tempi rapidi come chiedono Italia e Spagna?

«Tra poche settimane l’urgenza di denaro fresco sarà chiara a tutti i leader. Più agiremo in fretta, più limiteremo i danni e meno spenderemo».

 

Senza un risposta Ue alla recessione, vede il rischio di vittoria sovranista in Italia, Francia o Spagna e la fine dell’Unione?

«Il rischio del nazionalismo è presente ovunque, non solo nei Paesi che stanno soffrendo di più. E questa è esattamente la ragione d’essere dell’Unione: ricacciare il demone nazionalista nei luoghi più oscuri del passato. Ecco perché serve una risposta solidale».

 

Pensa che Merkel e Rutte si stiano avvicinando a un compromesso per giovedì?

«Si può essere pessimisti e guardare ai litigi, oppure ottimisti e ricordare che tre settimane fa nessuno pronosticava l’accordo all’Eurogruppo, ma poi Germania e Olanda hanno accettato il Mes senza condizionalità. Io vedo movimenti nella giusta direzione, non credo che alla fme vorremo sacrificare l’Unione e il mercato interno solo perché non troviamo un accordo sulla solidarietà. Tutti i leader, Merkel, Macron, Sanchez e Conte, saranno giudicati dalla storia per come agiranno in questa crisi».

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