“Ecco cosa accade a fare le riforme di fretta, solo per inseguire un titolo di giornale: il liceo del Made in Italy dopo essere stato sonoramente bocciato dalle famiglie, viene bloccato dal Consiglio di Stato. L’ennesimo fallimento del governo Meloni”. Lo dice Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd.
“Il massimo organo della giustizia amministrativa, che esprime un parere obbligatorio e vincolante, ha espresso rilievi molto significativi che di fatto – osserva – smontano questa riforma nata male e realizzata peggio. In particolare, manca il preventivo parere della Conferenza Stato-Regioni e non sono previste le risorse necessarie. Adesso si allunga e non poco l’iter burocratico e la roboante riforma del nuovo liceo – prosegue Manzi – è rinviata a data da destinarsi. Ma erano state già le famiglie, i docenti e i dirigenti a mettere la parola fine a questa pseudo riforma, aderendo in modo molto limitato alla sperimentazione promossa dal ministero. Valditara invece di occuparsi di imporre la sua visione ideologica tra i banchi di scuola, stia più attento agli atti del suo ministero”.
Partito malissimo, e continuato peggio, il Liceo del Made in Italy dopo aver incassato una sonora bocciatura da parte delle famiglie, con così pochi iscritti da non raggiungere il numero legale, riceve lo stop del Consiglio di Stato. Le perplessità riguardano il regolamento che definisce il quadro orario degli insegnamenti e dei risultati di apprendimento, così come la preoccupazione per i costi del nuovo liceo.
“Quando si fanno le riforme male, di fretta e senza ascoltare la scuola questo è il risultato. Con i rilievi del Consiglio di stato suona il de profundis per il fallimentare liceo del made in italy voluto dal duo Meloni Valditara. In sede di esame parlamentare avevamo dato suggerimenti su come potenziare un percorso tecnico e non creare un liceo dal nulla che oltretutto non ha raccolto iscritti perché gli studenti si sono dimostrati più accorti del Ministro. Ma il governo è stato sordo come sempre, preso dall’ansia di imporre una visione della scuola che piace solo a loro”. Commenta, lapidaria, la senatrice dem Simona Malpezzi.