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Sud, Provenzano: “In arrivo i primi 5 miliardi: subito 1,1 a ricerca e Impresa 4.0”

Nella legge di bilancio entrano le prime tracce del Piano per il Sud. Si attinge al Fondo sviluppo e coesione, il tesoro inutilizzato del Mezzogiorno, per finanziare misure per le imprese e i Comuni. Si introducono misure per accelerare e sbloccare l’andamento della spesa e peri prossimi 5 anni si autorizza l’uso di ulteriori 5 miliardi Fsc.

«Bisogna appostare risorse ma soprattutto dobbiamo fare in modo di spenderle» dice Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud e la coesione territoriale.

Il pacchetto in manovra

Bonus investimenti al Sud, quota premiale per il Mezzogiorno su credito di imposta ricerca e prestiti della “Nuova Sabatini” legati a Impresa 4.o, fondo per le infrastrutture sociali dei Comuni. Queste misure saranno finanziate con il Fondo sviluppo coesione (Fsc). «Appena sono arrivato, ho avviato una ricognizione sui fondi al Sud, tra ordinari e straordinari. Quella che ne scaturisce è un’autentica emergenza ed ora abbiamo cominciato a spostare le risorse dove serve. Due giorni fa ho incontrato i sindacati e Confindustria, apprezzando il loro documento comune sul Sud e i primi interventi vanno nel segno di una piena sintonia».

Il credito di imposta per gli investimenti in beni strumentali nel Mezzogiorno viene prorogato per il 2020 con 675 milioni. Con ulteriori 75 milioni il credito di imposta per gli investimenti in R&S, per Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna sale al 50% per le spese relative al personale dipendente e ai contratti con università ed enti di ricerca, anche per la parte non incrementale della spesa. Per quanto riguarda i finanziamenti agevolati della Nuova Sabatini, la maggiorazione del contributo statale prevista se si tratta di investimenti 4.0 sale dal 3o al 100% (anche per Abruzzo e Molise): dote di 6o milioni.

 

Per i Comuni, invece, 30o milioni vanno ad abbattere l’onere finanziario sui mutui accesi per le infrastrutture sociali. Tutte queste misure, per 1,1 miliardi totali nel 2020, sono finanziate con risorse Fsc. Diverso il caso del Fondo per la crescita dimensionale delle micro e Pmi che – dopo essere stato travasato dal precedente governo nel Fondo nazionale venture capitai- rinasce sotto Mcc-Banca del Mezzogiorno con 150 milioni per il 2020 e 1oo milioni per il 2021.

 

Il Fondo, che opererà investendo nel capitale delle imprese, è alimentato sempre dall’Fsc ma in questo caso si tratta di un trasferimento di risorse, perché si impiegano quelle previste per i Grandi progetti nelle Zone economiche speciali e che saranno ripristinate con la riprogrammazione. Per le Zes viene invece prorogato fino al 2022 il credito di imposta riservato alle aziende che vi si insediano «ma – per sbloccare lo stallo in cui è finito l’intero progetto Zes, annuncia il ministro – la governance va semplificata prevedendo un commissario».

 

Fondi bloccati e riassetto

«Il problema è doppio – dice Provenzano – gli investimenti per il Sud sono in calo e i fondi che ci sono non si spendono». La spesa in conto capitale al Sud è calata in dieci anni da 20,6 a poco più di io miliardi. Quanto ai risultati, al 2 settembre il tasso di assorbimento dei fondi Ue 2014-2020 era fermo al 20%, con il Fesr Sicilia al 13,5%e il Pon Ricerca al 12%. Da quella data andavano certificate spese per quasi 3 miliardi: 868 milioni dei Programmi nazionali, 1,9 miliardi dei Programmi regionali Fesr e 233 milioni dei Programmi regionali Fse.

 

«Il rischio disimpegno è forte» avverte il ministro. Se si passa al Fondo sviluppo coesione, cioè la parte nazionale delle cosiddette risorse straordinarie per il Sud, al 3o giugno eravamo all’11% di fondi impiegati (progetti in affidamento, in esecuzione o eseguiti) su un programmato di 45 miliardi.

 

I patti per il Sud, che dell’Fsc sono una quota, con le eccezioni di Campania e Puglia, sono fermi a livelli quasi impercettibili. Nel Piano Sud scatterà la riprogrammazione, con un ruolo forte che dovrebbe essere assegnato ad Invitalia come centrale unica di committenza nazionale per progetti nazionali oltre una certa soglia.

 

Quota minima di spesa

Intanto, nella legge di bilancio, si proverà a sbloccare la promessa incompiuta del livello minimo di spesa. La clausola per riservare al Sud almeno il 34% minimo degli investimenti di ministeri, Fs ed Anas è troppo complessa ed è rimasta sulla carta, alla stregua di un mero monitoraggio. Un articolo della manovra specificherà ora che ogni ripartizione di fondi centrali dovrà essere conforme all’obbligo.

 

Solo in una seconda fase, invece, si proverà ad estendere il vincolo anche alle società partecipate: «Su questo ci vuole un impegno politico – dice Provenzano – ne ho parlato chiaramente con Cassa depositi e prestiti, da parte loro in questi anni ho visto una totale assenza di interesse agli investimenti nel Mezzogiorno, dove gli interventi del Fondo italiano di investimento sono stati appena il 5,6%. Le partecipazioni di Cdp Equity, tolti alcuni resort turistici, sono praticamente pari a zero. Mi auguro un cambio di passo anche con il nuovo Fondo nazionale innovazione».

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