L’ha voluta forte, mente («ricordo ancora l’emozione nel veder accendersi le luci verdi sul tabellone ad emiciclo del Senato») e da un anno Maria Chiara Gadda, deputata del Pd, porta anche in giro la “sua” legge contro gli sprechi: la spiega agli studenti nelle scuole, la sponsorizza con gli imprenditori e i ristoratori durante convegni e fiere, la esporta persino (ultimo appuntamento, meno di un mese fa, a Madrid) «perché con questo strumento siamo diventati un modello: di solidarietà, di sussidiarietà e persino di economia circolare».
Onorevole, al di là dei numeri lei che bilancio fa del primo anno di questa legge?
Sicuramente è troppo presto per tracciarne uno obiettivo. Eppure i fatti ci dicono che aver finalmente dotato di un quadro normativo chiaro e semplice il sistema della donazione delle eccedenze nel nostro Paese è stato decisivo: il legislatore ha messo tutti nella situazione di poter operare in tranquillità, trasformando la donazione stessa in qualcosa di normale, dunque di strutturale, che è entrato a pieno titolo all’interno delle politiche aziendali, nei bilanci sociali. Anche il linguaggio è cambiato: mi emoziona sempre sentir parlare sempre più spesso di “eccedenze” e non di “spreco”.
Quali sono gli elementi decisivi della normativa che hanno influito così tanto nel cambiamento di cui parla?
Sembra un dettaglio, ma resto convinta che stabilire con chiarezza e per la prima volta in una legge la differenza tra la data di scadenza effettiva degli alimenti e il termine minimo di conservazione (inteso come la data fino alla quale un prodotto alimentare in adeguate condizioni di conservazione conserva le sue proprietà specifiche) e consentire in questo secondo caso la cessione per donazioni sia stato fondamentale. Poi, certo, le agevolazioni fiscali, come la possibilità di detrarre l’Iva, di non perdere la deduzione dei costi e di non far emergere dalla donazione redditi tassabili penalizzando le imprese sono state una molla non indifferente per muovere la grande distribuzione. Per ora questo tipo di incentivi sono previsti soltanto per gli alimenti e i farmaci, vorremmo lavorare nei prossimi mesi anche in nuovi campi, come quello dei prodotti per l’igiene personale e per la scuola.
E c’è invece qualcosa che manca, a questa legge?
Serve che tutti, e su diversi piani, lavorino insieme per applicarla con sempre nuovi progetti ed esperienze. Il testo approvato d’altronde è stato frutto di un intenso lavoro che ha visto la partecipazione delle imprese dell’intera filiera agroalimentare, degli ordini professionali, delle associazioni del terzo settore, degli enti locali, delle istituzioni. In questo senso, il tavolo di coordinamento istituito presso il Ministero delle politiche agricole è il luogo ideale per monitorare e individuare ulteriori elementi di innovazione da apportare alla norma mano a mano.