Giorgetti propone di studiare un modo per rifinanziare i partiti. Il M55 invece vuole abolire anche il 2 per mille. Che ne pensa?
«Che siamo stati gli utili idioti del M5S».
In che senso?
«Il finanziamento pubblico è stato abolito nel 2013 per una lettura sbagliata del voto al M5S. È stato il governo Letta ad abolirlo con un decreto legge, poi votato in Parlamento. Un errore politico e un colpo alla democrazia. Fatto nell’illusione di fermare l’ondata di consenso verso i M5S. Nel 2018 possiamo prendere atto che non era per i soldi alla politica che i giovani votavano M5S. Quanto al Pd basta guardare quanti voti aveva nel 2013 e quanti ne ha oggi. Senza finanziamenti».
Dunque, la pensa come Giorgetti?
«Ho trovato interessanti le sue parole ma il dibattito è surreale. Giorgetti è sottosegretario alla presidenza del consiglio. Dunque mi aspetto a breve che alle parole seguano i fatti: aspetto un provvedimento del governo ad horas».
Per ripristinare il finanziamento? Pensa che i cittadini capirebbero?
«So bene che il tema non è popolare ma ho imparato da bambino che devi fare quello che è giusto. Il finanziamento pubblico alla politica è un valore aggiunto per la democrazia».
Ora è scoppiato il caso delle Fondazioni. Di Maio, in nome della trasparenza, chiede che siano normate e che siano resi pubblici i finanziamenti retroattivi.
«Non sa di cosa parla. Le norme si fanno per il futuro e non per il passato. E poi ci sono il codice civile e la legge sul terzo settore che normano le Fondazioni».
Beh, ammetterà che le Fondazioni hanno avuto un ruolo in questi anni. Quella legata al tesoriere dem, Bonifazi, ha avuto 123 mila euro da Luca Parnasi.
«Mi appello al Quinto emendamento».