“Ho dato le dimissioni per candidarmi alle elezioni europee perché mi sembra giusto che il modello di governo della Regione Lazio, che è quello da cui nascono i progetti di Nicola Zingaretti e Piazza Grande, dia un contributo per contrastare l’onda nera montante in tutta Europa. Per fermarla bisogna metterci la faccia”.
Il campo democratico è l’alternativa ai razzisti
“Le europee sono una straordinaria occasione per cercare e per ottenere il rilancio del PD. Grazie all’elezione di Zingaretti il PD ha voltato pagina e i sondaggi sono incoraggianti. Dobbiamo spiegare agli italiani che il campo democratico può essere l’alternativa ai razzisti che si nutrono di capri espiatori, un’alternativa di cultura politica e anche la capacità di costruire un’alternativa di governo».
Deluso dalle scelte di Sinistra italiana e di +Europa di non aderire alla grande coalizione di centrosinistra proposta da Zingaretti?
A Sinistra Italiana e a +Europa faccio i migliori auguri, perché sono forze progressiste di tenuta democratica nel nostro Paese. Temo che raggiungere il quorum sarà un’operazione complicata, con il forte rischio di dispersione del voto. Se non arriveranno al 4% quei voti non serviranno a contrastare l’avanzata delle destre più estreme in Europa.
Quindi a suo giudizio i movimenti sovranisti sono pericolosi
Fanno paura i veri sovranisti, quei nazionalisti afferenti a grandi potenze mondiali che hanno la forza economica e militare per imporsi. Parliamo della Russia di Vladimir Putin, della Cina di Xi Jinping, degli Usa di Donald Trump, e dell’Iran e della Turchia. Per fare il sovranista ci vuole il fisico… I sovranisti di casa nostra somigliano spesso a bambini che giocano coi carri armati di plastica, un sovranismo da opera buffa, ma sono funzionali ai disegni di grandi potenze straniere che vogliono distruggere l’Europa. Salvini sembra un sovranista per conto terzi, che lavora, di fatto, per interessi diversi da quelli nazionali che si tutelano anche difendendo l’Europa.
In che modo l’Europa può intraprendere una nuova fase, più solidaristica e con più coesione?
L’Europa deve mutare in maniera radicale, democratizzando le scelte e cambiando l’approccio in termini di politica economica: bisogna abbandonare le politiche di austerità e riavviare una fase di investimenti pubblici capaci di sviluppare nuova occupazione e nuovo welfare. Gli europei hanno bisogno di lavoro e di protezione. Mi sembra utile anche immaginare una sorta di tassazione europea omogenea con un’aliquota unica al 18% per le grandi multinazionali per evitare il dumping fiscale. Con le risorse ricavate si potrebbe avviare una fase di redistribuzione soprattutto a vantaggio delle piccolissime imprese e delle partite Iva.
Che succederà nella politica italiana dopo le europee?
Il potere è sempre un ottimo collante, anche in governi, come quello attuale, in evidente stato confusionale. La maggioranza è spaccata e assistiamo a risse continue i cui effetti negativi sono pagati dagli italiani ogni giorno. Sembrano avvinghiati alle poltrone, quindi c’è il rischio che il governo resista e l’Italia vada a picco.