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Sicurezza, Giorgis: “Inaccettabile il ricorso al decreto d’urgenza”

“L’introduzione per decreto-legge di nuovi reati, ben quattordici, e nuove aggravanti, ben nove, non ha precedenti e rende ancora più inaccettabile il ricorso alla decretazione d’urgenza”. Lo dichiara Andrea Giorgis, Capogruppo Pd commissione Affari Costituzionali del Senato. “Ciò rischia altresì di pregiudicare l’esigenza di certezza del diritto. La mancanza dei presupposti di straordinaria necessità e urgenza del decreto-legge, secondo il consolidato indirizzo della Corte costituzionale (sent. n. 146/2024), determina infatti l’invalidità della legge di conversione che non può in alcun modo rimediare a tali vizi”, spiega Giorgis.

“Di fronte a una simile scelta del Governo, occorre che anche i Senatori e i Deputati di maggioranza reagiscano: non è solo una questione di rapporti tra maggioranza e opposizioni e di prerogative delle minoranze, ma di rispetto dei più basilari capisaldi della democrazia parlamentare”, aggiunge il senatore dem sottolineando che “il ddl Sicurezza, approvato dal Consiglio dei ministri nel novembre 2023, dopo oltre un anno di discussione in Parlamento diventa un decreto-legge con un copia-incolla. Mesi di lavori parlamentari nel nulla”.

“Qual è – si chiede Giorgis – la situazione straordinaria che si è determinata e che ha indotto il Governo a ricorrere al decreto-legge? La situazione straordinaria è che il Senato, in seconda lettura, ha osato, grazie alla determinazione delle opposizioni, far emergere le incongruenze, le contraddizioni e i molteplici profili di dubbia legittimità che investono gran parte del ddl Sicurezza, e soprattutto ha osato disattendere la pratica del monocameralismo di fatto, approvando in Commissione degli emendamenti e costringendo così alla terza lettura”.

“Come poteva il Governo rimanere fermo di fronte a tanta straordinarietà? Come poteva il Governo accettare che il Parlamento svolgesse la sua funzione legislativa? Era necessario e urgente intervenire. Una violazione palese dei limiti posti dalla Costituzione alla decretazione d’urgenza; una mortificazione del Parlamento che non ha precedenti, considerato che l’iter legislativo, ai sensi dell’articolo 72 Cost., era ormai prossimo alla conclusione”, conclude Giorgis.

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