«Questi dati confermano che per noi la Sicilia resta una terra ostile e che il centrosinistra diviso si fa del male». Andrea Rossi, responsabile organizzazione del Pd renziano, fa appello al gruppo dirigente del partito: «Questo risultato va analizzato in modo critico, ma in modo maturo, senza rimettere in discussione una leadership acquisita come quella di Renzi, votata alle primarie sei mesi fa. Ricominciare con una sfida per la leadership significherebbe aumentare il distacco dei nostri elettrori».
Le sconfitte vengono spesso pagate da chi è alla guida.
«Vorrei ricordare che alle regionali del 2012, vinte da noi, la lista del Pd ha preso circa la metà dei voti rispetto alle politiche dell’anno dopo. Dunque è sbagliato considerare questo voto alla stregua di quello nazionale. Cinque anni fa vincemmo in Sicilia perchè la destra era divisa tra Musumeci e Miccichè, purtroppo anche nei momenti migliori il centrosinistra nell’isola non va oltre il 30%. A parte i casi locali di Leoluca Orlando e Enzo Bianco a Palermo e Catania. E tuttavia c’è un trend che va analizzato e compreso: 5 anni di governo nazionale ci hanno tolto appeal elettorale, urlare dall’opposizione come fanno Lega e M5S è più facile che farsi carico dei problemi».
Significa che alleati con Mdp avreste potuto vincere?
«Avremmo potuto essere più competitivi, puntare almeno al secondo posto. Fabrizio Micari era una candidatura pensata per allargare la coalizione. Ma ha pesato il clima di divisione nazionale: Claudio Fava è stato candidato con l’obiettivo di non fare un accordo col Pd».
Mdp sostiene che voi avete rotto alleandovi con Alfano.
«Dal 2013 governiamo il Paese insieme a una parte di centrodestra. Un veto su Alfano è antistorico, un alibi per non fare accordi con noi».
E ora farete la coalizione per le politiche?
«La nuova legge elettorale ci porta a costruire un centrosinistra di governo con forze di sinistra e ambientaliste come Pisapia e quei partiti di centro che hanno ben governato con noi».
Dunque niente Bersani?
«Noi non mettiamo veti ma chiediamo che non ce ne siano verso il nostro leader».
Possibili primarie o un passo indietro di Renzi da candidato premier?
«Lo statuto indica nel segretario il candidato che mettiamo a disposizione della coalizione. Ma nessuno ha la sfera di cristallo. Nessun veto sulle primarie ma mi pare che non ci siano i tempi tecnici da qui a fine anno. A Napoli il nostro popolo ha visto un partito unito, capace anche di rilanciare sfide come lo ius soli. Dobbiamo andare avanti, anche se è un tema che può farci perdere voti».