« Lotterò per i vaccini. Mi candido, ma non è vita o morte. Ho un altro lavoro e affronto la sfida con molta leggerezza».
Paolo Siani, primario di pediatria a Napoli, è fratello di Giancarlo, giornalista ucciso dalla camorra nel 1985.
Perché ha scelto Renzi?
«Perché me lo ha chiesto. Sono più contento di dare il mio contributo a un partito che deve rinascere, piuttosto che candidarmi dove sarebbe stato più facile essere eletto».
E se la candidatura gliel’avesse offerta Berlusconi?
«Avrei detto no. Abbiamo idee diverse, a cominciare dal sociale e dall’accoglienza. E poi superata una certa età bisogna lasciare ai più giovani, soprattutto quando si è sbagliato tanto».
Corre in quota Renzi?
«Non sono in quota di nessuno, mi sento un indipendente. Ho le mie idee, la mia strategia e i miei ideali».
Parla già da leader?
«Sono primario, ho un po’ il senso del comando. Se fra un anno dovessi accorgermi che alla Camera non sono utile non starei lì a occupare un posto, tornerei in ospedale».
Lei ce l’ha, una poltrona.
«Esatto, faccio il mio lavoro da 38 anni e so cosa vuol dire stare in mezzo alle mamme e ai bambini anche 18 ore al giorno. Spero che la politica non sia troppo riposante».
Cosa insegna ai giovani la figura di suo fratello?
«Giancarlo era precario come la maggioranza dei ragazzi di oggi, di cui incarna tutte le pene e tutto l’entusiasmo. E un messaggio che ancora passa, quando vado a parlare di lui nelle scuole. Con la fondazione Polis teniamo viva la memoria delle vittime innocenti, ma la mia esperienza politica nasce oggi, 32 anni dopo la sua morte».
Cosa direbbe a Salvini, che fa campagna elettorale sulla libertà vaccinale?
«Salvini non sa nulla di vaccini, come io non capisco di motori. Mi piacerebbe spiegare ai leghisti e ai cinquestelle perché è necessario vaccinare tutti i bambini contro le stesse malattie, altrimenti rischiamo che si ammalino anche gli adulti. Basta strumentalizzazioni, non si fa politica sulla pelle dei bambini».
A Renzi cosa consiglia?
«È un leader molto giovane e preparato, ma a volte esagera nell’essere troppo aggressivo e poco mediatore».
Il suo giudizio su Grasso?
«Per me è un faro a cui guardare con stima e rispetto, da quando era capo dell’Antimafia. Non capisco il perché della scissione, spero si possa ricomporre».