Da Moscovici è arrivata un’apertura di credito notevole. Ve lo aspettavate Debora Serracchiani?
“Ci contavamo. Le riforme servono a far funzionare meglio l’Italia ma ci garantiscono anche credibilità in Europa. Per questo eravamo e restiamo fiduciosi sulla flessibilità europea”.
Moscovici ha detto che l’Italia se la caverà. Ricorda l’immagine del bel paese che alla fine, pure suo malgrado, con tutti i suoi ritardi, la spunta sempre. Giudizio agrodolce?
“Io ho fiducia nel popolo italiano, non nello “stellone” italico. I margini di flessibilità legati alla gestione del fenomeno immigrazione e alla ricostruzione del Centro Italia sono un riconoscimento a difficoltà oggettive o non prevedibili. Non ho mai creduto a un’Europa che si gira dall’altra parte e le parole di Moscovici confermano questa fiducia”.
La paura delle derive populistiche che fa premio su tutto? Anche sul modo brusco con cui Renzi sta trattando l’interlocutore comunitario?
“Le trattative vanno giudicate dai risultati che producono. Il governo italiano viene accusato a giorni alterni di essere succube della Merkel o di essere fuori dai tavoli in cui si decide il futuro dell’Europa: tutte letture forzate e parziali. Bisogna essere equilibrati e mantenere una linea coerente: siamo europeisti con la schiena dritta. E finora abbiamo dimostrato che i risultati arrivano”.
Il premier viene visto come un argine o il vero timore è che una sconfitta del referendum italiano creerebbe ricadute a catena ben più tangibili della Brexit?
“Il referendum verrà deciso dal voto degli italiani, che sono capaci di giudicare autonomamente. È normale che gli altri governi osservino con attenzione quello che succede, perché un brusco stop al processo riformatore metterebbe in crisi la credibilità conquistata cui facevo cenno prima. Ogni scelta porta ovviamente delle conseguenze, e l’ipotesi che vinca il No preoccupa già ora”.
Il commissario si riferisce alle banche e ai problemi di bilancio. Vi preoccupa la condizione del sistema bancario in una fase di stallo della crescita come questo?
“Il sistema bancario andava riformato da tempo e gli scandali che hanno coinvolto molti risparmiatori ne sono la dimostrazione più lampante. Questo Governo lo ha fatto intervenendo prima sulle popolari e poi sul credito cooperativo. Ci è costato sicuramente qualcosa anche in termini di consenso elettorale ma nessuno può negare che il sistema bancario italiano sia oggi più solido. Anche rispetto a certe banche tedesche. Questa solidità deve dimostrarsi sempre più un vantaggio per cittadini e imprese”.
Questa mano tesa dall’Ue vuol dire strada spianata alla manovra italiana senza rischi di richiami e tirate d’orecchi?
“Come in ogni trattativa immagino che qualche assestamento sarà necessario ma, come detto, sono fiduciosa su un esito positivo. L’Europa deve capire che non può essere vittima delle sue stesse regole”.
A proposito, riuscirete a vincere la scommessa sulle previsioni del Pil, malgrado gli autorevoli dubbi sollevati da più parti?
“L’obiettivo di crescita del Pil è stato fissato sulla base di un pacchetto di provvedimenti che non sono ancora approvati nella loro interezza e questo ha generato dubbi di vario genere. Ma si tratta appunto di una valutazione parziale. Il governo in carica, a differenza del passato, ha indicato sempre stime che hanno poi trovato riscontro nella realtà”.