“Tutti vogliamo che a scuola si insegni il rispetto. Anzi pensiamo che la funzione primaria di tutta l’educazione sia imparare a stare con gli altri e consentirne la realizzazione. Ma cosa c’entra questo con l’ossessione di Valditara per il ‘68?
Il Ministro ancora una volta se ne esce con le sue tautologie lapalissiane e individua nemici immaginari. Ma la crisi educativa, che esiste, ha delle radici più profonde e non si risolverà certo con queste inutili dichiarazioni. Intanto la disgregazione sociale ha una dimensione legata all’individualismo. E forse le cause albergano più negli anni ’80 se vogliamo fare un’analisi sociologica. E nella società dei consumi. Ma soprattutto la risposta non è normativa e autoritaria ma si fonda sulla crescita dell’autorevolezza. E su questi servono pratiche e investimenti non parole e denunce.
Cosa ha fatto o ha in programma di fare il ministro per ridurre il numero di alunni per classe ad esempio? Per migliorare la qualità dei luoghi dove si insegna? Per qualificare la figura dei docenti a partire dalla loro retribuzione? Per dare strumenti e supporti? Per investire sulla loro formazione?
Il resto sono discorsi da bar e ossessioni di cui onestamente possiamo fare a meno”. Lo scrive Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd, sui social, commentando un passaggio dell’intervista del Ministro Valditara a Il Giornale.