“Il tema dei servizi scolastici nelle aree interne dovrebbe essere al centro delle agende politiche.È del tutto evidente che di fronte al calo demografico è fondamentale aprire un serio ed ampio confronto nel Paese, tra le forze politiche ed istituzionali.
Rispetto ai servizi scolastici vivere in un’area interna vuol dire spesso avere difficoltà nei servizi di trasporto scolastico, una ridotta presenza di mense e palestre e di tempo pieno, un alto tasso di mobilità degli insegnanti e dei dirigenti scolastici, un tasso maggiore di abbandono scolastico e un rischio più alto di povertà educativa e dispersione scolastica. Ecco perché come intergruppo parlamentare per la povertà educativa non possiamo fare a meno di interessarci di questo tema: oggi in molte aree aree interne e remote, le “piccole” scuole rappresentano un presidio fondamentale e dobbiamo sostenerle.
Occorrerebbe valorizzare l’autonomia didattica e l’organico di potenziamento, per esempio, non ridurlo. Meno parametri rigidi, più flessibilità ed autonomia, valorizzando le sperimentazioni didattiche, intervenendo sui divari digitali, mettendo in campo azioni per favorire la permanenza e la formazione dei docenti.
Di fronte al tema dello spopolamento e della denatalità si può restare fermi oppure provare ad adottare modelli differenti in relazione al contesto territoriale che si ha di fronte, facendo tesoro di quanto nelle sperimentazioni educative, nelle singole realtà viene messo a terra, convogliando risorse per valorizzare ed estendere esperienze. Non farlo significa consegnare intere aree del Paese allo spopolamento e alla desertificazione sociale ed economica”. Lo ha detto Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd e presidente dell’intergruppo parlamentare contro la povertà educativa, nel corso del convegno “Fare scuola nelle aree interne” che si è tenuto alla Camera.