Scioperano a tre giorni dal Natale i lavoratori del commercio e del turismo, chiedono il rinnovo di un contratto che aspettano da quattro anni. A proclamare l’agitazione, con manifestazioni a Roma, Milano, Napoli, Cagliari, Palermo, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.
Sono molto spesso lavoratori a basso reddito, a tempo parziale, a termine, intermittenti, impiegati in settori che proprio in questo periodo dell’anno macinano forti profitti, che non si traducono però in adeguamenti salariali, in un Paese che resta inchiodato alle stesse retribuzioni da oltre 30 anni.
A fianco delle lavoratrici e dei lavoratori in lotta per il diritto a un salario adeguato, il Partito democratico sostiene “con forza la necessità di rinnovare i contratti scaduti ormai da troppo tempo (in vari casi dal 2019) che è alla base dello sciopero”. Così la responsabile Lavoro nella segreteria nazionale dem, Maria Cecilia Guerra.
“I 5 milioni di lavoratrici e lavoratori del terziario, della distribuzione e dei servizi hanno diritto a vedere adeguate le proprie retribuzioni, falcidiate dall’inflazione, e a ottenere questo risultato senza mettere in discussione, come chiedono invece le diverse controparti datoriali, altri istituti contrattuali, frutto di conquiste precedenti e che riguardano, a seconda dei comparti considerati, quattordicesima, inquadramento del personale, permessi retribuiti, ricorso a lavoro a termine eccetera”, spiega Guerra, ribadendo che lavoratori e lavoratrici del terziario non debbano essere lasciati soli, e che proprio “i settori del terziario, dei servizi e della distribuzione sono al centro dell’emergenza salariale che caratterizza il nostro Paese e che è stata certificata pochi giorni fa dall’Eurostat. In Italia, fra il terzo trimestre del 2022 e il terzo trimestre del 2023 i salari orari sono cresciuti in media solo del 3,4 contro una media dell’eurozona del 5,3%. Siamo terzultimi in Europa. Ma nei servizi siamo addirittura ultimi con un aumento del 1,9 contro il 5,7% dell’eurozona.”