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Di Salvo: “Il nostro interesse non è impedire il referendum, ma l’abuso dei voucher”

Un polverone la questione dei voucher. Nei primi 10 mesi del 2016 la vendita dei voucher da 10 euro è superiore a 121 milioni (+32,3% rispetto al 2015, ma ben +121,7% rispetto allo stesso periodo del 2014). Un aumento tale da indurre il governo a intervenire per rideterminare le norme che ne limitino l’uso. Cerchiamo di chiarire la questione con Titti Di Salvo, vicepresidente del Gruppo Pd alla Camera e componente della Commissione Lavoro, in cui si trovano alcune proposte di legge relative alla modifica dell’uso dei voucher anche del Partito democratico.

Allora, i voucher servono a far emergere il lavoro nero oppure ce n’è un abuso?

«I voucher nascono col Governo Prodi per regolarizzare il lavoro nero, si occupavano dei lavori accessori. L’estensione a tutti i settori produttivi è avvenuta con la legge Fornero.Il Jobs Act di Renzi, infine, ne ha ridotto la platea, cioè ha escluso alcuni settori come quello degli appalti dalla possibilità di utilizzo proprio per ridurre gli abusi, lasciando come obiettivo prioritario quello dell’emersione del lavoro nero. Il governo Renzi ha quindi creato una riduzione della platea».

L’obiettivo dei voucher è solo l’emersione del nero?

«Il Jobs Act ha una scelta di fondo, quella di valorizzare e incentivare, attraverso la decontribuzione, il rapporto di lavoro a tempo indeterminato. Ed è quello che è avvenuto aldilà dell’altalena sui dati e la polemica politica su di essi. Per questa ragione si è scelto di abolire i cocopro, cioè quelle forme che mascheravano dietro un rapporto di collaborazione dei lavori a tempo indeterminato. La scelta del Jobs Act mira quindi a combattere la precarietà e ha veramente poco a che spartire con i voucher. Di fronte al boom del loro utilizzo, il governo è già corso da tempo ai ripari. Appunto a settembre scorso è stata votato un decreto correttivo che prevede la tracciabilità dei voucher e soprattutto il monitoraggio di questo fenomeno. Ora tutti i datori di lavoro devono inviare un sms almeno un’ora prima dell’utilizzo dei voucher, tre giorni prima per l’agricoltura visto le particolarità di questo settore».

Il governo è già all’opera e presto interverrà?

«La tracciabilità è stata adottata proprio in funzione di eventuali correzioni future. Stiamo monitorando il fenomeno e proprio in questi mesi potremo capire che impatto ha avuto la tracciabilità sui voucher. E la risposta l’avremo tra poche settimane: il monitoraggio è partito a ottobre con il decreto correttivo e scadrà i131 dicembre. In base ai dati raccolti, il governo potrà capire se c’è bisogno di un’ulteriore manovra correttiva e anche in quali forme bisognerà adottarla. Ecco perché il ministro Poletti ha annunciato qualche giorno fa di voler intervenire».

Non si vuole aumentare la precarietà?

«L’intenzione politica del Pd e del governo è combattere la precarietà, aumentare il lavoro a tempo indeterminato ed evitare abusi degli strumenti come il voucher. Il dato probabilmente non tiene ancora conto delle modifiche introdotte proprio con la tracciabilità, come la sanzione tra i 400 e i 2.400 euro per l’imprenditore o il professionista che non comunica l’inizio della prestazione. Le nuove norme sono entrate in vigore il 7 ottobre, ma è possibile che anche nei prossimi mesi non ci siano frenate e che l’uso cresca ancora grazie al passaggio in chiaro di ore di lavoro per ora prestate in nero».

Lei come interverrebbe?

«I voucher non possono essere una nuova forma di precarietà. I dati a nostra disposizione ci fanno pensare che in gran parte facciano emergere il lavoro nero e il monitoraggio ci farà capire come intervenire. Io interverrei su quei settori in cui l’abuso è più diffuso: i lavori pericolosi e l’edilizia. Del resto, anche alcune organizzazioni sindacali si sono espresse in questo senso».

I futuri interventi quindi non mirano a depotenziare il referendum della CGIL?

«Assolutamente, il governo aveva già definito una linea chiara a settembre scorso. Il referendum è assolutamente legittimo, ci mancherebbe. Non è questo il punto. Ma l’argomento cardine è che il nostro interesse non è impedire il referendum, ma l’abuso dei voucher. Il governo mira a contrastano. Un lavoro che viene ripetutamente svolto non può non prevedere un rapporto di lavoro determinato o indeterminato coni relativi contratti. I voucher non vanno bene in questo caso».

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