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Sala: «Uffici, scuole e negozi: Milano avrà nuovi orari»

Sindaco Beppe Sala i numeri su Milano sono ancora alti. C’è il rischio che sia l’ultima a riaprire?

«Bisogna tenere in giusta considerazione il parere della scienza e poi la politica si prende le sue responsabilità. Certo, non mi sfugge che siamo la capitale economica del Paese e fino a che non riapre Milano non ci sarà una vera riapertura del Paese. Per quanto mi riguarda, più che sul quando voglio dire la mia sul come».

Come vi state preparando?

«Stiamo lavorando a un piano per la riapertura che presenteremo settimana prossima. ma per riaprire sono necessarie tre condizioni. La prima è banale: ci venga comunicato con un certo anticipo perché non si possono riorganizzare i servizi in 48 ore. La seconda è fondamentale: noi facciamo la nostra parte riorganizzando, per esempio, i trasporti e le metropolitane, ma se anche gli altri non fanno la loro parte diventa tutto inutile».

A cosa si riferisce?

«Al fatto che stiamo lavorando per mettere in sicurezza il trasporto pubblico con un sistema che controlla gli ingressi nelle stazioni del metrò e li blocca quando si supera un certo numero. Sul pavimento delle carrozze disegneremo dei cerchi per garantire la distanza. Questo però ridurrà al 30 per cento la capienza nelle ore di punta. E arriviamo al dunque: se il commercio non si mette d’accordo sullo scaglionare gli orari dei negozi, se il ministero dell’Istruzione non regola gli orari delle lezioni, il sistema non regge. Bisogna lavorare sui tempi della città».

Rivoluzionare i tempi. Come?

«Partiamo dalle scuole. È necessario scaglionare ingressi e uscite. Faccio un esempio: i ragazzi non devono entrare tutti alle 8 ma dalle 8 alle io. Bisognerebbe pensare a doppi turni perché le classi non potranno essere più così numerose come adesso».

I negozi? Le aziende?

«Le aziende mi preoccupano di meno in quanto sono abituate a una certa flessibilità e sono in grado di garantire ingressi scaglionati o continuare nello smart working. Mi preoccupa più il commercio che prevede la presenza fisica del personale nei negozi. Non possono avere gli stessi orari di adesso. Il Comune non avrebbe nessun problema a immaginare di avere i negozi aperti la sera. Ci facciano una proposta».

Restano bar e ristoranti.

«Intanto bisogna augurarsi che il governo intervenga economicamente per aiutare il commercio. Noi daremo delle agevolazioni. Se in estate bar e ristoranti possono riaprire e hanno la possibilità di mettere dei tavoli all’esterno non gli facciamo pagare la tassa d’occupazione del suolo pubblico. Ci vorrebbe un ripensamento anche sui mercati all’aperto».

La rivoluzione degli orari comporterà anche una rivoluzione della mobilità. Meno mezzi pubblici più auto?

«Noi andremo avanti nel potenziare e migliorare lo sharing e la mobilità dolce. Bici elettriche, monopattini. Mi sembra di capire che dopo il mio appello il Governo si stia muovendo per dei finanziamenti. Per aumentare le piste ciclabili stiamo pensando a qualcosa di provvisorio. Se in passato si facevano con i cordoli, adesso è impossibile. Bisogna mettersi d’accordo con le forze di polizia e le associazioni e accettare che le piste siano disegnate con una striscia sulla strada».

Tornerà Area C?

«Su Area C, B e strisce blu il Comune non vuole fare cassa. Siamo assolutamente disponibili a lasciare spente le telecamere di Area B e C durante la fase critica. Ma se l’inquinamento dovesse esplodere saremmo costretti a cambiare linea».

I genitori tornano al lavoro ma i figli restano a casa perché le scuole sono chiuse. Cos’è la summer school che ha proposto?

«Cerchiamo di aiutare le famiglie permettendo ai bambini di passare qualche ora all’aperto. Stiamo facendo un censimento dei cortili delle scuole e dei parchi utilizzabili. Più che didattica pensiamo al gioco e allo sport, mantenendo i distanziamenti e le protezioni. A esempio tutti i giochi saranno lavabili e per i pasti stiamo studiando soluzioni più sicure e semplici rispetto alla mensa. Daremo la precedenza a chi non può tenere i bambini. Sono tante le famiglie che mi chiedono un aiuto perché hanno bisogno di tornare al lavoro. Così come sono tante le richieste di aiuto dei giovani».

Cosa chiedono?

«Sono in difficoltà con il pagamento dell’affitto. In tantissimi mi chiedono di intervenire. È frustrante sapere che è una questione che riguarda tanti miei concittadini ma io, essendo contratti tra privati, non posso fare granché. Ma la questione c’è e andrebbe affrontata a livello nazionale».

All’inizio parlava di tre condizioni. Qual è la terza?

«Va bene riaprire, ma in sicurezza. Bisogna dire alla gente con chiarezza se la mascherina le viene data o se se la deve comprare. E poi insistere sui test. Nella comunità scientifica molti ritengono che gli immuni in città sono tra il io e R15%. Possono essere l’ossatura della ripartenza. Chiamo la sanità lombarda a un grande sforzo».

Aprire in sicurezza. Per questo ha polemizzato con Fontana?

«Vorrei che fosse chiaro che nei rapporti tra governo e Regione, la Regione può inasprire le chiusure, ma non può, in autonomia, aprire. L’apertura avviene con decreto del governo. Un conto è l’intenzione politica, altro che sia sostenibile dal punto di vista delle norme. Vanno date certezze e non comunicate belle intenzioni ai cittadini. Detto ciò, ribadisco la mia disponibilità a collaborare con il presidente Fontana».

Lei è a capo della task force dei sindaci mondiali C4o per la ripresa. Cosa state facendo?

«La prima cosa che chiederò sarà di trovare uno strumento per condividere le migliori pratiche messe in atto dalle città del mondo. È un compito molto importante vista la peculiarità di Milano».

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