“Temo che il lavoro a distanza, non adeguatamente inserito in una strategia complessiva, lasciata al semplice vantaggio economico o alle ‘forze del mercato’, possa aumentare la possibilità che posti di lavoro vengano tagliati. Anche di chi oggi è in smart working. È questa la mia preoccupazione. Corroborata da indizi che raccolgo ovunque e che lasciano presagire prossimi ‘piani di efficientamento’ da parte di moltissime aziende”. È’ quanto afferma il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, in una lettera inviata al Corriere della Sera.
Penso che lo smart working debba rientrare tra i diritti dei lavoratori nella nuova era digitale
“Penso che lo smart working debba rientrare tra i diritti dei lavoratori nella nuova era digitale, in un possibile ripensamento adeguato ai tempi, dei diritti e dei doveri in generale. Forse di un nuovo Statuto dei lavoratori. Lo smart working è quindi uno strumento fondamentale per costruire un nuovo modello di sviluppo, ma non può essere preso in considerazione senza valutare sino in fondo anche tutti gli effetti collaterali e le ripercussioni che una adozione massiccia di questa modalità, senza un percorso di transizione ben governato, può generare sulle città”. Per il sindaco di Milano “lo smart working, così come la scuola, non possono essere trattati come temi isolati perché oltre alla loro ragione specifica, per il primo l’organizzazione del lavoro, per la seconda l’istruzione, hanno una profonda incidenza sulla vita di tutti i giorni di milioni di persone. Non posso pensare ad una cosa slegata dall’altra”.
Dopo il virus non si contribuisca con scelte sbagliate ad aggravare la situazione di diversi comparti economici
E l’invito di Sala di “tornare ai propri posti di lavoro, in persona, guarda alla complessità di tutto questo. Alla necessità che dopo il virus non si contribuisca anche con scelte sbagliate ad aggravare la situazione di diversi comparti economici, non di certo per perpetrare una società troppo basata sui consumi, ma per aiutare chi oggi rischia di perdere il proprio lavoro a riorganizzarsi, a provare a reinvestire nella propria attività e adeguarla ad un nuovo modello, che andrà esplicitato, condiviso, costruito”, spiega.
Per Sala “una città, resa fantasma, è un incubo inaccettabile. Tornare a circolare, ad andare in ufficio o sul luogo di lavoro, riprendere la vita vivente: ho inteso dire questo. Uffici, servizi, negozi, artigianato, musei, teatri, cinema: con le distanze di sicurezza e le modalità di protezione che sappiamo, possiamo e dobbiamo rioccupare le nostre esistenze con la relazione fisica, a partire da quella nei luoghi in cui lavoriamo”.
Dobbiamo evitare che quel ‘non lasciare nessuno indietro’ resti solo uno slogan
Per questo, conclude, “dobbiamo evitare che quel ‘non lasciare nessuno indietro’ resti solo uno slogan. Lo sarà se ognuno di noi non si pensa intimamente legato agli altri, nelle scelte che facciamo, nel percorso che disegniamo in questa società per il futuro”.